CITAZIONE (-Naomi @ 3/1/2011, 12:59)
Bellissima ff, l'ho letta anche su efp e ne sono rimasta molto colpita perchè è una delle poche Donnie nella sezione The vampire diaries (intendo la serie tv e non i libri), quasi completamente popolata da delena.
Brava! Aggiorna presto!
Grazie mille Naomi! Sono contenta che il primo capitolo ti sia piaciuto! Effettivamente, purtroppo, non circolano moltissime ff BD (sopratutto in italiano) sul telefilm e di questo me ne dispiaccio, perchè penso sia una coppia con un grande potenziale!
Grazie ancora per il tuo commento.... e ora proseguiamo con il secondo capitolo!
un bacio
Profumo di strega
“Spero per te che sia una cosa importante.”
La voce di Bonnie era l’unico gelido saluto che Damon avrebbe ricevuto quella notte quando, con quel suo sorrisino spocchioso, aprì la grossa e scura porta di casa, pronto a farla entrare.
“Sei sempre così deliziosamente dolce, streghetta.”
Ribattè lui con voce beffarda, facendo un passo di lato e silenziosamente invitandola a varcare l’entrata.
Non era certo di poterlo fare.
Collaborare con questa ragazza poteva rivelarsi una delle cose più faticose che si era imposto di fare. Anche peggio di scegliere la semi-retta via del vampiro buono.
Semi-retta perchè, oggettivamente, non sempre riusciva nel suo tentativo.
La natura è natura. E lui non era sicuro di voler interamente combattere ciò che era, solo per amore. Di Elena. Un amore tra l’altro non corrisposto.
Forse, in realtà, lo faceva più per amore di Stephen. Dopo più di un secolo di odio fraterno reciproco, il ritrovato legame con il suo immortale fratellino lo faceva sentire strano. Bene. Quasi umano. Quasi vivo. Come se la fatica di comportarsi bene, ne valesse la pena.
E Damon non sapeva se aveva chiesto a Bonnie di raggiungerlo nella sua enorme abitazione per il bene e la sicurezza di Elena o per amore di suo fratello.
Era difficile interpretare queste sciocche emozioni umane. E lui, onestamente, aveva perso l’abitudine a farlo.
Ma l’odio. Beh, quello era l’unico sentimento con cui era in sintonia. E che per centinaia di anni aveva sentito ribollire nel suo cuore freddo ed immobile. L’unico fremito emitovo che conosceva fin troppo bene.
E se quello che provava per Bonnie non era odio, gli si avvicinava molto.
Tutto di lei lo infastidiva e lo incuriosiva al contempo.
Il modo in cui lo fissava, con quegli scintillanti (magia forse?) occhi chiari, sembrava sempre pronta a provocargli un’infinita serie di aneurismi oppure a sparare sentenze e giudizi.
Il modo in cui camminava: era piccola, eppure il suo portamento la faceva sembrare più alta, più grande, con quelle spalle dritte, l’incedere rapido, la testa sollevata verso l’alto. Un portamento quasi nobile.
E quando chiudeva gli occhi e cominciava a fare le sue cose da strega: le mani che ondeggiavano, le parole incomprensibili che fluttuavano nell’aria, l’arteria sul suo collo che pulsava più potente e veloce. Più provocante. Più invitante.
Bonnie per Damon era un curioso mistero. Un affasciante mix di intollerabile saccenza e moralità, unito alla sua natura non-umana.
Perchè, anche se lei non la vedeva così, Bonnie non era umana. Non era normale. Le streghe non sono come tutti gli esseri umani. Sono creature che non dovrebbero esistere. Fanno magie, leggono nel pensiero, controllano la natura, prevedono il futuro, ti scrutano dentro: azioni non propriamente caratteristiche dei normali abitanti del mondo.
Certo, forse il cuore di Bonnie non aveva smesso di battere, forse la sua anima non aveva fatto inversione una volta trovatasi di fronte alle porte della morte, di certo il suo corpo non aveva esalato un ultimo caldo respiro prima di assaporare per sempre in gola l’aria gelida che abbandona I polmoni di chi non dovrebbe poterli più usare.
Non era una morta che cammina. Ma non era neppure una viva ordinaria.
Era, come lui, una creatura leggendaria. Qualcosa che, nell’immaginario collettivo, era terrificante e oscura quanto un vampiro.
Anche le streghe una volta venivano bruciate.
E Bonnie avrebbe dovuto ricordarselo e accettare il fatto che non era migliore o speciale.
Era un racconto di paura. Come lo erano lui e Stephan.
Aveva un cuore buono? Voleva proteggere I deboli? E allora? Anche Stephan aspirava alle stesse cose. Eppure lei lo disprezzava in ogni caso.
Forse non quanto destestava lui, ma provava rancore anche verso il suo caro fratellino buono. E questo sentimento lo nutriva solo perchè Stephan era un vampiro.
Era piena di pregiudizi e di una disgustosa etica che non applicava a se stessa.
Che ipocrita.
“Allora? Che c’è di così importante da dover essere discusso a quest’ora di notte?” domandò piatta lei mentre si faceva strada verso l’immenso salone illuminato da luce fioche e flebili.
Gli parlava con una voce tanto acre da farlo sorridere. Se per il divertimento o il fastidio, era una cosa che ancora non era riuscito a capire.
“Beviamo qualcosa?” suggerì lui avvicinandola pericolosamente, con passi lunghi, fino a che non le si trovò alle spalle.
Inspirò l’aria attorno a lei, sicuro di cogliere l’odore del sangue e della vita che irradiava dalla sua pelle.
Sapeva di incenso. Di cera. Di erbe aromatiche.
Come tutte le streghe.
Sapeva di magia, non di vita. Non di umano.
“Non ho sete.” Ribattè lei secca, senza voltarsi, ostentando una sicurezza che chiaramente non aveva.
Sorrise spocchioso quando la vide rabbrividire alla prossimità del freddo che irradiava dal suo petto, così vicino alle scapole di lei.
Era davvero convinta di poter mascherare la paura che lui le faceva vibrare dentro?
Gli occhi di Damon precipitarono sull’incavo del suo collo color cioccolato. Liscio, delicato, sottile. Sotto quel flebile velo di morbida carne il sangue le pulsava forte, potente, rapido.
Lo chiamava. Lo supplicava. Lo provocava malefico. Si prendeva gioco di lui, stuzzicandolo con ogni battito.
Gli sussurrava.
Gonfiava quella succulenta arteria.
Ti sfido.La svuotava.
Codardo.La dilatava di nuovo.
Non puoi affondare I tuoi denti qui.E ancora una volta si contraeva.
Hai paura di lei quanta lei ne ha di te.Piena.
E fai bene.
Vuota.
Rompimi.Piena.
Custodisco un sangue che non puoi avere.Vuota di nuovo.
Non è come il sangue che di solito bevi.Damon si leccò le labbra famelico e eccitato. Questo gioco lo elettrizzava.
Bramare ciò che non puoi, non devi avere, è la più grande spinta di vita. Niente ti fa sentire potente e combattivo come quello che non puoi avere.
“Oh, ma io ne ho invece. Tanta.”
Sussurrò lui piegando la testa in avanti, abbassando il viso fino a che le sue labbra ghiacciate non furono ad un respiro da collo di lei. E la sentì deglutire con fatica.
Dio, quanto amava stuzzicarla e spaventarla.
E impazziva al pensiero che, provocandola, lei avrebbe potuto essere tentata di fargli del male.
C’era qualcosa di masochistico in lui? No, solo gli piaceva giocare con il pericolo.
Quando sei un vampiro di più di 150 anni, devi inventarti qualcosa per tenerti
vivo… Per così dire.
E poi gli piaceva pensare che esistesse qualcosa per farla stare male con se stessa. Per farla sentire in colpa. Perchè scegliere di fargli del male non era un comportamento che si addiceva al suo atteggiamento da santerella senza peccato.
Certo, lui restava senza dubbio un vampiro cattivo e ,fare male a un cattivone, era fare del bene per il mondo.
Ma guardare negli occhi di chi sta patendo un dolore insopportabile, anche se era un vampiro malvagio,
doveva essere difficile per un cuore puro come quello di Bonnie.
Al contrario, se la cosa non l’avesse intenerita neppure un pò, lui aveva un’arma ancora più potente in mano. L’evidenza che lei non era così buona, compassionevole e eterea come proclamava di essere.
Dolce e inebriante sapore della vittoria. Lui lo poteva assaporare in ogni caso.
Cominciava a prenderci un pò troppo gusto a giocare con questa creautura magica.
“Prova a conficcarmi I denti in una vena e ti frantumo la radice di ogni canino all’infinito.” Minacciò lei restando rigida e immobile, nel tentativo di dimostrare che lui non la intimoriva.
“Puoi farlo?” la voce di Damon rivelò un pò di stupure e di curiosità verso questa nuova minaccia. Fino ad ora lo aveva flaggellato solo con gli aneurismi.
Ma spappolargli lo strumento con cui si nutriva era un ricatto molto meschino.
“Vuoi scoprirlo?” ribattè lei, senza svelare o negare se effettivamente era in grado di applicare quella sadica manovra di sgretolamento dentale.
Al velato avvertimento Damon ponderò se fosse il caso o meno di proseguire con questo piacevole scambio di attacchi, e concluse che, forse, era meglio affrontare il motivo ufficiale per cui aveva richiesto la presenza di Bonnie nel cuore della notte.
“Devi aiutarmi.”
“Io non ti devo niente. Se non una morte rapida, e quella te la concederei solo per pietà e per rispetto nei confronti di Elena. E forse di Stephen.”
Si voltò guardandolo dritto nei suoi occhi glaciali e la convinzione che Damon lesse nello sguardo di lei, lo fece rabbrividire un pò. O forse era il piacere del pericolo che le galleggiava nelle pupille.
“Perchè con lui sei così clemente e a me non ne fai passare una liscia?”
La stava provocando e lei ne era consapevole.
“Perchè in te non c’è nulla di buono. Sei una creatura egoista e incurante delle proprie azione. Sei persino orgoglioso della tua malvagità.”
Eccola nuovamente palesare la sua maledetta moralità. Era davvero convinta di essere tanto speciale?
“Forse perchè non vedo quello che vedi tu.”
Sul viso di Bonnie comparve un’ombra di confusione, incerta del significato della sua ultima affermazione. Ma scosse sommessamente il capo e decise di non voler comprendere il senso delle parole di un essere tanto scorretto. Stava, senza dubbio, cercando di condurla in qualche subdola trappola. E, a notte fonda, non le andava proprio di stare ai suoi stupidi giochetti.
“Damon, falla finita e dimmi perchè mi hai fatto venire fin qui.” Sbuffò stanca e impaziente di allontanarsi da lui e dalla sua abitazione oscura.
“Devi aiutarmi a proteggere Elena. Ho bisogno che ti metti a fare uno di quei tuoi trucchetti e mi dai una mano ad impedirle di portare a termine il suo piano da martire.”
Elaborò lui prendendo le distanze da Bonnie e spostandosi vicino al grosso camino in pietra che dominava il salone della grande ed elegante reggia Salvatore.
“Sii più specifico, per favore.” Sospirò per l’ennesima volta lei, cercando di incoraggiarlo a spiegare cosa potesse richiedere una collaborazione tra loro due.
“Ok, ma non ti piacerà. Affatto.”