Lei non è Maggie..., long shoot - no donnie story

« Older   Newer »
  Share  
*Fiera_Delle:Cicatrici*
view post Posted on 17/12/2010, 09:30




Capitolo 1: La musica mi ha ucciso

Il chiarore della luna risplendeva. Ma sulla pelle di Stefan, acquistava una dolcezza pari a quella del miele. Vedevo i suoi occhi nei miei, era meraviglioso. Uno di quei momenti tanto perfetti da sembrare irreali. Com'era bello stare tra le sue braccia, sul suo petto marmoreo. A scambiarci casti baci. Anche se ogni tanto, diventavamo meno casti. Ma non c'importava. . . quanto la passione ci prendesse. Avremmo digiunato secoli, piuttosto che rinunciare ai nostri, dolci, casti baci.
Erano passati 15 anni. Quindici anni, che non ero più umana. Forse, se non avessi avuto accanto a me, persone come Bonnie e Meredith, che crescevano e invecchiavano, ma continuavano a volermi bene, avrei sentito il peso di tutti quegli anni. Ma grazie a loro, grazie a Stefan e, nonostante tutto, grazie anche a Damon, riuscivo a passare i giorni, felice.
L'anello di lapislazzuli che portavo al dito, era bellissimo. Ma non quanto il cerchio d'oro bianco, simbolo della mia eterna devozione e unione a Stefan. Quindici anni che ero una vampira, quindici anni che ero sposata all'uomo migliore del mondo. L'amore della mia vita umana, della mia esistenza vampirica. L'unico essere capace di farmi sentire una dea, anche se, a tutti gli effetti, ero una specie di demonio. Ma non me ne curavo.
Ormai, mi ero innamorata di ciò che ero. Perché mi permetteva di stare vicino a Stefan. Per sempre.
Dentro la macchina, in attesa che Damon ritornasse, portandosi dietro Bonnie.
Erano andati a comprare dei panini per quest'ultima, che stava morendo di fame. Era stata molto gentile a prendersi una settimana di vacanza dallo studio legale, per venire a vedere i Farneticheit. Era la nostra nuova passione. Mia e di Bonnie. Una delle ultime poche cose che ci accomunava.
Perché lei, aveva 34 anni. Aveva iniziato a portare i capelli lisci, piastrarli era davvero dura a quanto mi raccontava, ma se non li lisciava, non poteva stare con la coda ordinata in ufficio. Li tutte le donne erano molto distinte, e portavano o chignon ordinati o tiratissime code. Anche se non importava come portasse i capelli. Bonnie continuava ad essere l'avvocato migliore di tutta NewYork. Tanto che aveva comprato un bellissimo appartamento, dove ogni tanto io e Stefan andavamo. Ma non Damon.
In effetti erano mesi che non vedevamo Damon. Perché si ci incontrava in giro per il mondo. Ma sembrava preferisse di gran lunga andare in giro da solo. Stefan diceva che, una volta fatta la mia scelta, per Damon sarebbe stato inutile rimanere con noi. Oltre che una sofferenza per lui, lo sarebbe stato per il suo orgoglio. E Damon difendeva il suo orgoglio con le unghie e con i denti. Pardòn! E con le zanne.
Si trovava lì con noi, ad aspettare di vedere il concerto dei Farneticheit, solo perché sia Bonnie che Damon (ovviamente per motivi diversi) frequentavano lo stesso bar d'alta classe di NewYork, riservato ai pezzi grossi del lavoro. Si può solo immaginare la sorpresa di Bonnie nel vedere Damon Salvatore che discute della finanziaria nei mercati occidentali e della possibilità di portare in Giappone la nuova marca auto vetture. Per poi voltarsi verso di lei e dire "Oh, ma guarda cosa mi ha portato l'aria newyorkese", sfoderando uno dei suoi soliti sorrisi a 200 watt.
Poi, per come ci aveva raccontato Damon, Bonnie era arrossita tanto da diventare il colore dei suoi capelli. Scontato.
Presi il cellulare. Un messaggio da Meredith. "Divertitevi al concerto, mi spiace di non poter venire. Ho sentito che i Farneticheit hanno preso una band davvero brava per aprire il concerto, a quanto pare la cantante è una potenza! Purtroppo non posso ritirarmi dal lavoro! E non ho idea di dove lasciare i bambini, in più Alaric è ancora in Congo. Quindi non posso proprio, mi spiace. Divertitevi, un bacio! P.s. Salutami Bonnie e dille che l'ho vista in TV, sta da Dio con la faccia seria!".
Meredith, aveva anche lei la sua vita. Si era sposata con Alaric da 5 anni, e avevano tre figli, un maschio di nome Richard, e due gemelle, Cassy e Mila. Fortunatamente, avevano tutti la bellezza e la furbizia di Meredith. Ma le gemelle avevano gli occhi di Alarìc, ed erano anche così carine. Così dolci, come due bigné al cioccolato!

Eravamo al concerto. Mercoledì. Avevamo passato due giorni, io e Stefan, in compagnia di Damon e Bonnie. Fu quasi come ai vecchi tempi. Io e Stefan abbracciati continuamente, Damon strafottente e Bonnie delicata e che arrossiva in continuazione. Ciò che a volte stonava, era che squillava il telefono di Bonnie. Era l'ufficio, solitamente. E quando Bonnie rispondeva assumeva una faccia seria, matura. Non le si addiceva.
Stefan quasi non la notava, Damon diceva che Bonnie sembrava più sexy, io... io detestavo quella faccia. Segno che tutto era cambiato. Segno che non saremmo mai tornati al liceo.
La musica non era ancora inziata. La folla spingeva. Damon iniziava a innervosirsi. Ci mettemmo pure noi a spingere, per arrivare alle prime file. Il concerto era all'aperto. Grande idea. Perché quella specie di pianura immensa, era senza limiti, stra piena però di un sacco di fan. "Quanto manca ancora all'inizio?" chiese Bonnie. "Perchè? Devi andare a dormire?" rispose Damon. "No, scemo. E' solo che detesto aspettare". "Sono le otto. Fra 45 minuti dovrebbe scendere il gruppo d'apertura" rispose Stefan.
"Uff... ancora!". Damon mise le mani nelle tasche dei jeans. Stavo per dirvi che erano neri, ma è così scontato che non c'è nè bisogno. "Bene, a dopo!" disse e fece per incamminarsi. "Aspetta un po', dove stai andando?!" chiese Bonnie. "Dietro le quinte" rispose Damon con la sua solita indifferenza nella voce. "Perché?"."Ho visto il poster del gruppo d'apertura. Gli MG. La cantante è davvero... Beh, vado dietro le quinte".
"Aspetta!" Bonnie si avvicinò a lui e lo prese per una manica della giacca di pelle. "Fai entrare anche a me!".
"No!" rispose serio Damon. "Dai! Dai!". "Entra con il mio fratellino!". "No! Voglio entrare con te!". "Che sciocchezze!". "Tu appena mi farai entrare te ne andrai e mi lascerai libera di girovagare, con Elena e Stefan dovrei attenermi a cartelli come -Non entrare- o -Riservato agli addetti-!". La voce di Bonnie era cristallina e infantile. Forse fu per questo che Damon scoppiò in una grande e grossa risata. Se prima, nessuno delle persone intorno faceva caso a noi, Damon aveva sicuramente monopolizzato l'attenzione. Anche Stefan scoppiò a ridere. Vedere quei due fratelli così belli, entrambi fantastici, ridere di gusto era un piacere. Bonnie buttò le braccia al collo di Damon, in maniera tano innocente e deliziosa, che mi venne voglia di strappazarla di coccole. "Allora mi fai entrare?!", spalancò i denti in un sorrisone adorabile e Damon rispose con un mezzo sorriso "Ok dai".
Damon arrendevole? ... Impagabile!
"Andiamo anche noi?" chiese Stefan. "Si". Prima di camminare, guardai Bonnie e le dissi "Prometto che non ti vieteremo di metterti nei guai!". Ridemmo entrambe. Fu un bel momento tra me e lei. Come fossimo tornate indietro. Ma guardandola allontanare, con un paio di jean attillati, una giacca nera e un top bianco, l'orologio da polso di circa 600 $ che usava per l'ufficio, stonava come un nerd ad una festa di Paris Hilton.
Bonnie aveva 34 anni ormai, ma non era cresciuta. Era rimasta la mia piccola e dolce Bonnie. La mia Bonnie. Solo mia.

I camerini erano affollati di gente. Ad ipnotizzare le guardie alla fine era stato Stefan perché Bonnie e Damon si erano fermati a guardare un vagone di moto fuori dalle roulotte che erano i camerini. Vi state chiedendo da quando Bonnie si interessava alle moto? Non si era interessata alle moto. Ma c'era un bell'uomo, 35 anni circa, vicino a quelle. E voleva far finta di saperne qualcosa. Mentre io e Stefan cercavamo di vedere qualcuno dei Farneticheit, cercai di aprire una porta, ma questa venne aperta prima da un'altra, che nel modo di uscire mi fu subito addosso.
Cademmo entrambe a terra. Una cascata dorata si riversò sulla mia faccia. Inizialmente non riuscivo a capire come i miei capell mii fossero finiti sul viso, come se tutto il cuoio capelluto si fosse rigirato. Poi sentì la voce di Damon. "Hai bisogno di una mano?". La voce era quella che non sentivo spesso, la voce del rimorchio. Deliziosa, sensuale, che faceva pensare solo a secondi fini. Allora capii che non erano miei i capelli che mi occupavano la visuale. La cascata si levò in piedi. E sotto di lei si trovava una delle ragazze più belle e sexy che avessi mai visto.
Quella ragazza... Quei movimenti... Quegli occhi.
Non potevo credere a ciò che vedevo.
Era sicuramente stupenda, ma in lei c'era qualcosa che la rendeva unica, speciale, bellissima contro ogni confine. Ma non capivo cos'era. Aveva i capelli lunghi, biondi e ricci. Avete presente quel riccio perfetto che si vede solo in tv? Beh, lei l'aveva e le stava da Dio. I capelli le contornavano i lineamenti duri ma delicati del volto, la pelle era chiara, quasi quanto quella mia. Ma le guancee erano belle e rosee, la bocca invece era carnosa, le labbra erano gonfie e si chiudevano in quel momento, in un sorriso compiaciuto mentre si lasciava aiutare da Damon. Portava un trucco molto pesante, rossetto rosso scuro, matita nera, mascara, eyeliner nero, e chi più ne ha più ne metta. Ma non si poteva dire che non le stesse bene. Specialmente con quegli occhi, grandi, luminosi, verdi come lo smeraldo più lucente. Un po' come quelli di Stefan. Si si! Gli ricordavano proprio quelli di Stefan! Ma perché? Non si assomigliavano! Il taglio degli occhi era più femminile e più delicato, rispetto a quello del mio Stefan. E le ciglia erano più lunghe, e il colore più chiaro. Ma qualcosa, una scintilla in più.. o forse... una scintilla in meno. Ecco cos'era, quella ragazza, quella bellissima ragazza, quella forte e risoluta ragazza in piedi davanti a me, con un sorriso tra il crudele e il seducente, aveva una tristezza negli occhi, che quasi piansi per lei. Tanto che una lacrima scese.

Stefan si voltò verso di me. "Elena?" sussurrò con il volto sconvolto. Era impossibile che mi fossi fatta male per una colluttazione con un'umana.
Eppure la lacrima era scesa e il mio cuore era triste. Era una parte di me che non sapevo di possedere. E che senza una ragione, senza motivi che sembrassero sinceri, quella ragazza mi aveva risvegliato.
"Sono Damon" disse questo alla ragazza. Lei sorrise. Si voltò verso di me.
"Elena?" disse anche Damon, seccato per il disturbo.
Fissavo la ragazza. Che sebbene fosse voltata, guardava Damon di sbieco. Lo guardava come...
Rimasi sorpresa di capire che assomigliava a Damon stesso.
Guardava lui come lui guarda qualsiasi bella ragazza. Come una preda, un'opportunità di divertimento. Una bella notte, una scusa veloce per poi sparire e non ricontrarsi più.
Quello sguardo mi ferì. Non sapevo perché. Fu doloroso vedere quella ragazza così bella, oscurata da un sorriso demoniaco e seduttore. Damon era volto verso di me. Quando lei se ne accorse, in un attimo cambiò la sua espressione. Rese i suoi occhi languidi e docili, come se avermi urtato fosse un atto imperdonabile. Sussurrò un "Oh" di compassione che fece voltare entrambi i fratelli Salvatore nella sua direzione. Stefan si girò nuovamente su di me, ma non Damon. La guardava innamorato del suo fondoschiena, a fissare le curve della bionda, mentre si chinava verso di me. Doveva smetterla. Doveva smetterla di fissarla così! Non ne avevo il diritto, ma volevo che quella meravigliosa fanciulla venisse trattata da regina. Un affetto che raramente avevo provato si scatenò nei confronti della bionda. E lanciai a Damon uno sguardo raggellante. Fanculo! Non mi notò nemmeno!
Lei si sporse verso di me, oscurando la visuale di Damon, mi tese la mano e mi chiese se mi fossi ferita.
Che campane, che musica, che festa era quella voce.
Non riuscivo a smettere di fissarla, incapace di pronunciare parola che non fosse il suo nome.
"Ehi, Gil! Ti muovi, santissimo il cielo?! Ma quella?! Oh Dio, ne hai picchiato un'altra?" disse una voce farfugliante che mi ricordò quella di Bonnie, ma era molto più profonda. Si avvicinò a noi e distolsi lo sguardo dalla ragazza bionda.
L'altra era un'afroamericana di circa 1 e 72 cm, snella col ventre piatto, e il seno a coppa di champagne. Portava i capelli lunghissimi divisi in tante piccole treccine. Era vestita con un top di pelle nera, jeans attillati neri che arrivavano alle ginocchia, con strappi e catene e borchie che andavano scendendo da strappo a strappo e poi un paio di anfibi neri e slacciati. Nel collo aveva un tatuaggio con una "F" sopra una ragnatela, talmente incasinato da sembrare perfetto nel suo pandemonio.
"Ehi, sta volta non centro!" rispose la bionda.
Riprese quella che sembrava la sua normale espressione, vagamente incazzata, seria. Ancora una volta mi ricordò Damon. Dannazione.
Mi tese nuovamente la mano, la presi. Il suo tocco caldo scatenò altre lacrime.
Quando la nera le vide, prese per la canotta bianca la ragazza che aveva chiamato Gil, ovvero la bionda.
"Senti, cazzo! Non possiamo farci licenziare di nuovo! Devi smetterla di prendertela con il mondo, quindi ora tu salirai su quel fottutissimo palco e canterai come mai prima d'ora! Perché se picchi un'altra ragazza, o ragazzo, o chiunque altro... ti giuro che ti spacco quella fottutissima bocca del cazzo!".
Gil iniziò a digrignare i denti. "Non le ho fatto niente, cazzo! Sta volta non centro Fliss!".
In un attimo, in maniera troppo innaturale, divisi Fliss da Gil e mi misi tra loro due.
Fliss che avevo davanti, mi guardava esterrefatta. "Come cazzo hai..". Avrei tanto voluto spezzarle il collo. Come faceva a non vedere quanto era speciale quella ragazza? Perché non la trattava come meritava? Mi resi conto però di quanto avessi esagerato.
"Non mi ha fatto niente" dissi con voce debole, a mò di spiegazione.
Fliss guardò Gil. Anche io mi voltai verso di lei.
Mi aspettavo tenesse gli occhi bassi, come scossa dalla violenta piega che aveva assunto la situazione, per colpa di Fliss. Ma il suo sguardo era vitreo e crudele. Avrebbe tanto voluto.. non so, erano emozioni indescrivibili.
Come se si aspettasse che Fliss venisse flagellata per ciò che aveva fatto.
Fliss mise una mano intorno alle trecce, come per sistemarsi i capelli. "Ok, scusa sorella".
"Niente" disse Gil.
"Dov'è Bonnie?" chiese Stefan. Mi avvicinai a lui scrollando le spalle.
"Comunque, tutto bene?" mi chiese Gil. "Si si".
"Sicuro?" chiese Fliss. "Si, va tutto bene" risposi.
Gil mi scrutò per qualche istante :"E perché hai pianto?". Guardai Stefan. "Ghiandole lacrimali infiammabili?" mi disse mentalmente.
"Ho le lacrime facili" risposi, seguendo il consiglio di Stefan.
"Gil, è ora di andare!" chiamò una voce acuta e decisa dal fondo del corridoio. Guardai quella ragazza. Aveva i capelli lunghi e neri legati in due code con nastri rossi. Aveva gli occhi grandi e scuri, colore della nocciola, la bocca piccola e del colore della rosa più rossa grazie al rossetto, e il viso era abbronzato ma comunque chiaro. Mi accorsi di due cose: i suoi tratti orientali, tipicamente giapponesi e il suo look. Era vestita con una maglia bianca strappata e con lo stampo di un gruppo rock, indossava una minigonna svolazzante con un motivo scozzese tra il blu, il nero e il rosso. Sotto portava calze auto reggenti nere e un paio di anfibi. Era vestita nello stesso stile rock, punk, o quello che era, di Fliss.
Mi sorpresi quando mi resi conto che anche gil era vestita in quel modo.
Non me ne ero accorta, troppo presa dal suo viso e dal segreto che celavano i suoi occhi colori dello smeraldo.
Indossava una canotta bianca, stracciata al centro in un taglio obliquo che avrebbe scoperto il seno se sotto non avesse avuto una maglia nera a rete a maniche lunghe che, più o meno, censurava lo strappo nel petto.
Sotto, la sua minigonna... Non era una minigonna, ma era così piccola che la stavo per confondere come tale. Era un pantaloncino nero, cortissimo. Tant'è che quando si girava scopriva un filo di fondoschiena sopra le cosce. Non avrei mai messo niente di tanto sconcio in pubblico. Probabilmente una cosa del genere, sarebbe stata la mia biancheria intima nei momenti più dolci con stefan.
Sotto il pantaloncino, portava un paio di calze a rete che arrivava alle ginocchia. E un paio di stivali di pelle nera come l'onice la fasciavano completamente il polpaccio. E delle mesh rosse, come quelle della ragazza mora più in là, spuntavano da dietro il collo, ricciolute come i capelli veri e mescolati con essi.
"Gil! Fliss! Vi muovete!?! Il concerto sta per inziare!" urlava la moretta con le codine.
"Siete il gruppo di apertura?" chiese Damon, che fin troppo era stato negli spalchi ad aspettare la sua battuta.
"Esatto" disse Gil, voltandosi verso di lui. Erano tanto vicini. Se qualcuno, da qualche parte, avesse urlato bacio, naturale sarebbe stato per loro, accontentare quel qualcuno.
Troppo vicini per i miei gusti.
"D'un tratto, non m'interessano più i farneticheit" commentò Damon. Gil si avvicinò ancora di più a Damon e ad un soffio dalla sua bocca, io e Stefan sentimmo "A me non sono mai interessati".
Detto questo Gil si avviò verso la mora, e Fliss la seguì.
"Muovetevi!" urlò di nuovo quella con le codine.
"Stiamo arrivando Mex!" rispose Fliss. "E' stato un piacere. Bye Bye Damon" sentimmo dire a Gil mentre se ne andava. Non si voltò per un ultimo saluto.

"Dio, che ragazza!" commentò Damon mentre ritornavamo ai nostri agoniati posti. Passammo davanti Bonnie che parlava con il motociclista. Si scambiarono i numeri e Bonnie si unì a noi. Era un bel ragazzo, molto, in verità. Biondo. Occhi castani. Alto. Spalle larghe. Bacino stretto. Carino, non male assolutamente. Ma comunque nella norma. Niente a che vedere con il mio Stefan. Gli strinsi più forte la mano, e poi mi legai al suo braccio. Appoggiai la mia testa sulla sua spalla.
In lontanza sentii delle ragazze parlare. "Guarda quei mori!" dicevano. "Si, sono stupendi!". "Già ma probabile che quella è la loro puttana". "Intendi che se li fa entrambi?". "Ha ragione! Guardate come se li porta a passeggio tutti e due".
Quindici anni che ero sposata con Stefan, e le cose non erano cambiate. La gelosia è una brutta ed eterna bestia.
"Non è carino?!" esultò Bonnie. "Non è male" risposi. Il viso da allegro e gioioso, sfiorì in un musone che mi ricordo il nostro secondo anno di scuola media. Quando per il suo compleanno voleva una veste di seta blu con il pizzo bianco e lo spacco lungo, e invece i suoi genitori le regalarono una veste di seta blu con il pizzo bianco e lo spacco corto. Ricordavo che era così delusa, che passammo tutta la sera, io e Meredith, a convincerla che lo spacco corto era più moderno.
"Elena, sei davvero incoraggiante!" disse.
"Scusami, non lo vedo come niente di che. Tu meriti il meglio". Bonnie sorrise innocente.
"Non lo trovo male per niente! A patto che Damon non gli rubi la moto, potrebbe venire a trovarmi a NewYork!", Bonnie fece l'occhiolino maliziosa. Damon si voltò verso di lei. "Quella moto? Mi trovi così patetico, uccellino?".
Bonnie uscì la linguaccia. Damon sorrise. Solo con lei si permetteva certi sorrisi. Quasi mi convinsi che si era levato dalla mente Gil. Ma perché mi interessava tanto? Era una ragazza come tante. Era bellissima, ok. Ma non era la prima bella donna che avevo visto. Nella dimensione dei demoni, c'erano donne a dir poco stupende. Meno la donna fiore, Dio che obbrobbrio!
In ogni caso, quella ragazza non aveva nè più nè meno delle altre. Eppure...
Avevo notato tante cose, in quei pochi minuti. Per esempio era molto magra, non da avere il corpo ossuto ma tanto da non avere un grammo di cellulite, cosa che i suoi calzoncini corti mostravano ampiamente. Mi chiesi se mangiasse correttamente. Faceva la cantante di una band, forse gli orari facevano schifo. Forse le sue abitudini erano tremende. Non volevo si ammalasse, per quanto gli occhi e l'atteggiamento sembrassero duri, conservava una delicatezza interna che mi chiesi se esistesse davvero. O se non fosse tutto frutto della mia immaginazione.
Aveva anche gli orecchini, e più di un buco per orecchio. Forse in un orecchio aveva addirittura 5 buchi.
Mi chiesi chi glieli avesse fatti. Se fosse stato attento. Se avesse sterilizzato gli strumenti. O se se li fosse fatta da sola, magari con un cubetto di ghiaccio, una mela e un ago. Speravo non si fosse fatta male.
Ma perché facevo così? Sembravo una sorella maggiore in preda all'ansia. Ma quella ragazza aveva almeno 14 anni meno della mia vera età. In effetti sarebbe potuta essere mia sorella.
Stefan mi strinse a se. "Angelo, che succede?". "Mi sento strana... quella ragazza mi ha fatto uno strano effetto".
"L'hai sentito anche tu?" chiese di colpo Bonnie.
Damon e Stefan si voltarono verso di lei. "Cos'hai sentito?" chiesero in coro.
"Quella Gil, ha una strana aura. E' .. non so. Come quella di un vampiro, ma più pulita. O... non so. Come quella di Elena da entità spirituale, però macchiata".
"Ma che cazz...?" stava dicendo Damon.
"Voi non avete sentito niente?" chiese Bonnie.
"La ragazza aveva un'aura diversa, ma comunque umana" spiegò Stefan.
"Io non ho notato niente nella sua aura" continuò Damon.
"Come se avessi notato altro oltre... Lasciamo stare" commentò il fratellino.
"Oh-oh, una quasi battuta spinta! Complimenti Santo Stefano. Ora ti basterà dire una brutta parola e raggiungerai i 15 anni" sparò Damon con un tono piatto mentre fissava il palco, rendeva la battuta un po' inquietante. Esattamente da Damon.
"Cos'hai notato tu, Elena?" chiese Stefan, mentre un sorriso per la battuta di Damon rimaneva impresso in volto.
"Gil... le voglio bene"dissi d'un colpo. Dirlo a voce alta era giusto, aveva un senso. Ma non sapevo da quale punto di vista.
Passai gli sguardi di Bonnie, di Damon per finire con quello di Stefan.
Bonnie si limitò ad un "Eh?". Damon annuì, "Si, si. Anche io".
Stefan mantenne un'aria interrogativa.
"Non so spiegarlo, ok? So solamente che... dal primo momento in cui l'ho vista, le ho voluto bene. Ed è strano. Non ho mai provato niente del genere".
"In effetti..." cominciò Damon. "Cosa?" chiese Stefan. "Quando ho provato a leggerle la mente, i pensieri erano come oscurati" ragionò più con se stesso che con altri.
Bonnie gli rifilò un colpo in testa. Non gli aveva fatto niente, ma almeno era appagata dal rumore.
"Avevi intenzione di dirlo?!" disse poi.
"NO! Sai chissene frega!" commentò Damon.
Stava per iniziare il concerto. Andammo davanti al palco. Chissà come mai, tutti facevano passare me, Stefan e Damon. Ma che culo...
Sul palco si spensero le luci. Iniziò ad alzarsi una musica techno, mentre tutto intorno rimaneva al buio.
Partì qualche raggio puntato sul centro del palco. Il fumo era sparato da più parti e inondava tutta la visuale. Era colorato da luci celesti, gialle, fucsia. Sembrava tutto una grande discoteca.
Di colpo tutto buio. Si accesero sullo sfondo del palco tante piccolissime luci che rivelavano la scenografia di una notte di luna piena. Delle botole nascoste si elevarono sul palco con sopra tombe e croci.
Uscì di nuovo il fumo. Ma era strano, rimaneva basso, come la nebbia che mi aveva preso per colpa di Damon, quella volta al cimitero. Esattamente il posto ricreato nel palco.
Da altre botole uscì prima una batteria, con la sua musicista: Mex, la moretta. Aveva un'aria seria e inquietante, diversa da quella che aveva mostrato nei camerini. Iniziarono le urla, gli strepitii, li percepivo ma eravamo in stanze diverse. Perché io rimanevo zitta, ammiravo. Presa da quello spettacolo che non capivo che effetto mi stesse facendo. Ero rapita.
Poi un'altra botola fece uscire Fliss e la sua chitarra elettrica. O forse un basso, non capivo la differenza. Anche lei era seria teneva gli occhi bassi, era immobile.
Poi vennero sparati due colpi. Sul palco due fumi rossi, simili a fuochi, annunciarono l'entrata in scena di Gil.
Lei aveva sicuramente una chitarra elettrica, e un microfono davanti. Teneva gli occhi bassi. Poi iniziarono. Mex alzò la testa, diede un colpo al piatto. E si bloccò. Fliss alzò la testa, ruotò il braccio con il plettro in mano, e suonò una nota sul basso che riecheggiò per un minuto. E si bloccò.
Gil alzò la testa. La ruotò leggermente, qualcosa che mi ricordò un uccello... O Damon nella sua forma di corvo.
Avvicinò il microfono alla bocca e disse: "Buona Sera, siamo i G.E.SS.". E li partì urla, stridii, risate, incoraggiamenti dal pubblico, suoni e sensazioni mai sentiti prima arrivarono dal parco.
La voce di Gil, fredda, suadente, intonava parole tristi.
"La monocromia soffia attraverso il nostro incontro scialbo
Affido a te ciascuno dei miei dolori ".
Sentivo la sensazione di averla vicina...
"L'autunno spietato, che traccia con forza le mie cicatrici,
Arriva mentre le tue dita fredde continuano a chiamarmi"
come un'irrefrenabile istinto...
"Dopo essermi sciolto, mi hai raccolto teneramente
L'ossessione, mi congela e si prende gioco di me con un bacio"
Chissà dove mi avrebbe portato...
"Tuttavia, sono alla ricerca di una sola forma d'amore
I tuoi occhi secchi ti legano dal presente al tempo lontano"
Chissà quanto avrei sofferto...
"Se potessi, vorrei finirla ed essere avvolto così
Insieme, abbiamo nascosto i nostri pallidi corpi; anche la luna si maschera"
Chissà perché non volevo fermarmi, non avevo paura...
"In quante notti sono venuta ad amare, da allora?
Nel mare della fiducia, dimentica di respirare"
Perchè?
"Nonostante la nostra attrazione, lasci dietro di te un calore tiepido
Nell'arte del sapere quando si abbandona, non accetto i tuoi baci presuntuosi"
Perchè...
"Non mi lasciare sola, ascolta i miei consigli e colora il mio animo
Quali parole fuggiranno dalla nostra stanza?"
Perché non scappavo?
"Diventando confusi, ci addormentiamo. Mi racconterai le cose che nascondi?
Solo la luna sta osservando i sospiri persi tra i sorrisi dubbiosi"
Forse perché in fondo...
"Quando la prossima lunga lancetta punterà verso l'alto
Tu non avrai niente intorno a te; non avrò ancora bisogno di te"
l'amavo...
Come una sorella...
"Tuttavia, sto decisamente cercando una sola forma d'amore
I tuoi occhi pieni di lacrime ti legano dal presente al tempo lontano
Se potessi, vorrei finirla ed essere avvolto così
Il tuo desiderio e la notte portano la mattina verso la vanità

Dipingilo con tenerezza, passione ed ancora un bacio codardo
La luna illumina la nostra ultima notte".
Guardai il cielo. Una luna illuminava quella nostra prima notte.
 
Top
0 replies since 17/12/2010, 09:30   68 views
  Share