RENATO ZERO
Primo Capitolo: Coraggio...
Era tutto Buio Intorno a Me. Non percepivo niente, ne un raggio di sole lontano, ne un soffio d'aria, niente. Come se tutto intorno a me fosse dannatamente
morto. Poi, in un istante, sentii qualcosa che mi tirava per una gamba, ma sotto di me non c'era niente. Il vuoto, il buio più totale mi stava ingoiando. Qualcosa di nero si strofinava contro la mia gamba, poi contro il braccio, poi prese l'altro. Infine l'altra gamba. Ero ferma, immobilizzata dall'oscurità ce mi risucchiava a poco a poco. Cercavo di urlare, aprivo la bocca e la richiudevo come se me ne fossi pentita. Il vestito bianco lucente che indossavo, e che avevo appena notato, era sporco di.. sangue? si, sangue secco e scuro, ma comunque sangue. Una macchia che si ingrandiva, dalla pancia si allargava e arrivava fin dentro alla bocca.
E in quel momento riuscii ad Urlare.
"Bonnie! Bonnie!" mi chiamava. A mala pena riuscivo a muovermi, o anche solo ad aprire gli occhi. "Ehi, ma che hai?! Bonnie? Dannaziione, rispondimi!".
Aprii per quel poco che potevo gli occhi. Damon era sconvolto in faccia.
"Dam.. Damon. Che succede?" chiesi come una cretina. Non mi ero accorta che non riuscivo a muovermi?
"Hai urlato nel sonno. Stavo dormendo, e pensavo che so.. che fossi stata aggredita, che...". Sospirò e mi lasciò le spalle che teneva stretta.
Scese dal letto. Stupendo come sempre. Indossava solo un paio di Boxer Neri. Vedevo perfettamente scolpiti i muscoli pure delle spalle e quei capelli... Dio, quanto amavo i suoi capelli.
Si spostò verso l'armadio, cercando chissà quale oggetto come scusa per evitare di farmi vedere quanto fosse rimasto preoccupato.
"Potresti evitare di urlare a quest'ora del giorno? Sai, non mi fa bene alla circolazione" commentò sarcastico.
"Giusto, rispettiamo la circolazione dei morti" scherzai. Si voltò verso di me,privo di qualsiasi imperfezione in quel volto che potesse lasciare trapelare qualcosa.
"Perché urlavi?" chiese.
"Ho fatto un brutto sogno" risposi, rendendomi conto di sembrare una bambina.
Riuscii a fargli strappare un sorriso. Poi si voltò nuovamente, ma riuscivo a vederlo grazie allo specchio dell'armadio.
"I tuoi sogni non sono solo sogni, Bonnie. Lo sai, spesso sono previsioni".
"Non sempre. Se non sbaglio ho sognato che Elena mi prendesse a schiaffi mentre mi faceva una ramanzina, e se non sbaglio, non è successo".
Con il suo sorriso a mezza bocca, rispose "Quello era perché TU avevi paura che scoprisse il nostro...
segreto".
Quanta malizia poteva starci in una parola? Neanche avesse detto amplesso!
Abbassai lo sguardo sulle coperte. Aveva ragione. Era da un mese ormai che io e Damon stavamo insieme, in tutti i modi possibili. Ma mai in pubblico.
Ero terrorizzata, come mi ricordava giustamente Damon quasi ogni giorno, che Elena mi guardasse con disprezzo. Perché lei non avrebbe mai scordato i problemi che il bel vampiro assetato le aveva procurato. E neanche io però, però...
Tutto ciò che c'era tra me e Damon, si basava su quel però. Pieno di significati nascosti, quell'attrazione fatale che mi riavvicinava sempre a lui.
Sentii una mano che mi accarezzava la nuca ed alzai lo sguardo. Mi ritrovai davanti a quegli occhi neri, così stupendi. Elena più di una volta mi aveva descritto che sensazione era annegarci dentro ma... sentire quello sguardo addosso a te, era tutta un'altra faccenda.
Socchiuse gli occhi e avvicinò le sue labbra alle mie. Un bacio dapprima delicato divento più impetuoso tanto che mi risbattè contro le coperte. Le sue dita sul mio corpo, le nostre labbra unite indissolubilmente. E riprendemmo da dove avevamo lasciato la notte prima.
Poteva essere mezzogiorno, più o meno. Damon ed io c'eravamo
salutati già da un'oretta. Quel giorno sarebbe tornata Elena. Lei e Stefan erano partiti per un viaggio intorno al mondo. La loro ultima cartolina ci era arrivata dalla Tunisia. E dico
ci perché aveo fatto vedere la cartolina a Damon. Non che Elena lo avrebbe saputo. Nossignore!
Stavo appunto andando vicino al cimitero. Dove avevmo deciso di incontrarci. All'inizio incontrarci al cimitero, era qualcosa di eccitante. Ma parlo di quasi 5 anni fa. Parlo di quando Stefan è arrivato in città. E si è portato dietro una valanga di problemi... tra cui suo fratello. Ma in quel momento, dopo tutto, il cimitero era un posto come gli altri.
Loro erano già lì. Elena era appoggiata con nochalance ad una tomba. I capelli biondi color del sole era raccolti in due code basse, gli occhi azzurri lapislazzuli si intravedevano dietro due sottili lenti di occhiali da sole. Indossava una canottiera rosa, un jeans chiaro e una giacchetta a jeans. Sembrava stranamente... innoqua. Stefan, davanti a lei, sorrideva con quel fascino italiano che rapiva il cuore. I capelli mori erano disordinati, ma in una maniera graziosa e molto più di classe di quanto si potesse intendere. Portava con stile una giacca di pelle verde scuro, una T-shirt di un verde più chiaro, una cintura nera e un paio di blue jeans. Notai che entrambi portavano stivali neri.
Poi i capellì biondi vennero spinti da un'altra parte mentre il viso diafano e brillante di Elena mi guardava arrivare.
"Bonnie!" mi chiamò. Vi avevo accennato quanto mi era mancata?
Corsi verso di lei e l'abbracciai. Come non la vedessi da millenni. Era passato un mese e mezzo. Ed erano cambiate alcune cose. Ma lei era e sarebbe rimasta per sempre la mia migliore amica.
Abbracciai anche Stefan e mi rivolsi ad Elena dicendo "Oh, Elena. Siete uno spelndore! Allora raccontami tutto! E quando dico tutto intendo TU-TTO!".
Ed Elena mi prese in parola. Mentre camminavamo, mi racontò di Parigi, Londra, Lussemburgo, Firenze, Roma, NewYork, Chicago, Miami, Praga, Istanbul e tanti altri posti.
Fu una lunga discussione, riempita di battute e risate. Che finì con una domanda che in fondo mi aspettavo. "Damon ti ha dato fastidio?". La domanda la fece Stefan. Senza sapere perché, vidi nel suo sguardo una strana malizia. Vidi in quel momento Stefan più simile a Damon di quanto fosse mai stato prima d'ora.
ragazze per ora così mi racc commentata e non siate troppo crudeli!!