Tender Passion, Una storia Donnie ambientata dopo "L'Alba"

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nannavis
icon12  view post Posted on 29/4/2012, 12:15




Ho incominciato a scrivere questa fanfiction.
Ecco 2 capitoli:

TENDER PASSION

Cap.1
MILLE LACRIME

Era tardo pomeriggio. Il sole doveva ancora tramontare e un venticello autunnale costringeva Bonnie a tenersi stretta la coperta sulle spalle. Si trovava sulla veranda del pensionato della signora Flowers, assieme a tutti i suoi amici, ovvero Elena, Meredith e Matt. Stefan non c’ era perché aveva lasciato Elena e se ne era andato dicendo solo che sarebbe tornato in Italia. Dove erano nati lui e suo fratello Damon Salvatore.
Damon.
Era una persona a cui tutti pensavano spesso ultimamente, ma di cui nessuno aveva il coraggio di parlarne.
Damon era il vampiro più egoista e meschino che avessero mai conosciuto. Pensava solo a se stesso l’ unica cosa che sembrava davvero interessargli era il sangue. Ma fu proprio il suo atto eroico, l’ ultimo prima di morire, a smentirlo e a dimostrare che aveva un cuore, anche se non battevaa. Era morto per salvare Bonnie.
E quando gli restavano le poche forze per insultarli e deriderli, com’ era di sua abitudine, aveva ammesso i suoi sentimenti per Bonnie, Stefan ed Elena. Proprio quest’ ultima stava piangendo a dirotto, dopo che per sbaglio Matt aveva nominato il vampiro, mentre tra un singhiozzo e l’ altro sussurrava il nome di Damon. Elena aveva chiesto alle Guardiane della Dimensione Oscura di far dimenticare a tutti la sua morte e far resuscitare Vicky Bennett, Sue Carson e Mr. Tanner, ma purtroppo non era riuscita a riavere indietro anche Damon.
Per Bonnie era strano vedere Elena ridotta così, perché di solito era lei la sensibile del gruppo. Ma ormai lei non riusciva più a piangere. Le sembrava che delle inutili lacrime che sanno solo di sale, non fossero sufficienti ad esprimere appieno tutta la sofferenza che riusciva a contenere in un corpo così minuto. Che non fossero abbastanza per onorare la morte del suo Salvatore.
« Damon ! », singhiozzò di nuovo Elena. Bonnie, che stava fissando il pavimento in quel momento, alzò gli occhi per osservare l’ amica che veniva consolata da Meredith e Matt. Mentre lei si sentiva da sola con i suoi pensieri, lontana dalla panchina a dondolo su cui erano seduti. Negli ultimi periodi, Bonnie guardava Elena in modo ostile. Il fatto che Stefan l’ avesse mollata, le aveva aperto gli occhi. Stefan aveva scoperto che Elena provava dei sentimenti innegabili per Damon e l’ aveva tradito diverse volte durante i viaggi nella Dimensione Oscura. Elena aveva trattato in modo vergognoso tutti e due i Salvatore. E Bonnie era stata costretta a sopportarla. Ogni volta che Elena diceva di amare Stefan e l’ attimo dopo la sorprendeva a tradirlo con Damon. Ogni volta che era in pericolo e Damon doveva salvarla. Ogni volta che faceva vedere quanto fosse geniale, virtuosa e bellissima e a Bonnie toccava restare nell’ ombra. Accettava tutti i suoi comportamenti, autoconvincendosi che Elena era sua amica, con i suoi pregi e difetti e che se si fosse ribaltata la situazione, anche lei avrebbe fatto di tutto per la sua amica. Ma quando mai si sarebbe ribaltata la situazione? Quando mai Bonnie sarebbe stata al centro dell’ attenzione come lo era Elena?
Bonnie non era Elena. E anche se Damon di tanto in tanto la baciava dopo averle preso il mento tra le mani per guardarla negli occhi, anche se la salvava ogni volta che ne aveva bisogno prima di rimproverarla chiamandola “Uccelllino”, Damon aveva sempre preferito Elena.
« Continua a mancarmi così tanto ! Come faccio a vivere senza di lui? », disse Elena. Meredith la accarezzò affettuosamente mentre la bionda piangeva sulla sua spalla e Matt le passava l’ ennesimo fazzoletto.
Bonnie non ce la faceva più. Si sentiva come un vulcano sul punto di eruttare.
« Non fare l’ ipocrita ! », esclamo Bonnie, quasi gridando.
Tutti si girarono verso di lei, con un’ espressione meravigliata. Anche Elena, che aveva smesso momentaneamente di piangere. « Come scusa ? », chiese la ragazza incredula. « Mi hai appena dato dell’ ipocrita ? », continuò alzando di più il tono di voce e assumendo un comportamento più aggressivo.
Ma Bonnie non si fece impressionare: « Si, Miss. Hai capito bene quello che ti ho detto. Sei un’ ipocrita. E sei anche egocentrica e capricciosa, per non dire STRONZA! Stai piangendo per Damon, dopo che hai illuso i suoi sentimenti, dopo che Stefan, in lutto per suo fratello, ti ha mandata a fanculo perché l’ hai tradito. Sei stata una delle cause dei loro conflitti, Non ti sei di certo dimostrata migliore di Katherine. Alla fine siete tutte e due delle puttane! ».
Bonnie non sapeva da dove le arrivasse tutta quella rabbia, tutti quegli insulti per una delle sue migliori amiche. Di solito era dolce e affettuosa. Si sentì in colpa per quello che aveva appena detto quando vide un’ altra lacrima scendere dalla guancia di Elena, quando Matt disse: « Bonnie ! Che stai dicendo!? » , e quando si accorse di tutta la malinconia che c’ era anche negli occhi di Meredith.
Dalla porta uscì la signora Flowers, che probabilmente aveva sentito tutto: « Ragazzi che succede? ». Nessuno le rispose.
Elena sembrò riprendersi, tanto che, rivolta a Bonnie, disse: « Come puoi dirmi queste cose Bonnie ? Io sto veramente soffrendo e quello di cui mi accusi non è assolutamente vero! ». La sua voce fastidiosa fece innervosire Bonnie che rispose: « Non è vero ? Tutto quello che ho detto, te lo avrebbero voluto dire tutti quelli che ti conoscono ma che sono accecati dalla tua bellezza. Perché TU, Elena Gilbert, sei la peggior cosa che sia capitata a noi. La peggior cosa che sia capitata a Damon! ». La signora Flowers, Matt e Meredith la guardavano come se si fosse drogata o avesse perso la testa. Elena-si vedeva che era infuriata e molto offesa-stava quasi per sputare fuoco dalla bocca. E non si allontanò molto dal farlo.
« Ti sbagli Bonnie. Non sono io la peggior cosa che è capitata a Damon. Perché forse io l’ ho sfruttato, l’ ho illuso e usato, ma alla fine è per colpa tua se è morto. Per salvare te che sei la solita imbranata che non sa fare niente da sola. Sei TU la peggior cosa che gli è capitata. E non è colpa mia se sei frustrata perché non hai più nessuno che ti sfiora ogni tanto e ti fa credere che sia il tuo grande amore! » .
Quelle parole colpirono nel profondo, il cuore di Bonnie. Fecero lo stesso effetto che probabilmente avevano fatto gli insulti su Elena. In parte se l’ era cercata, ma doveva dirle quelle parole. Pesavano troppo per lei e se le portava dietro da troppo tempo.
Purtroppo quello che aveva appena detto Elena, era vero. Si era sfogata su di lei perché non voleva dare la colpa a se stessa e affrontare la realtà.
In quel momento avrebbe potuto incominciare a urlare, frignare o strappare i capelli di Elena come una bambina, ma avrebbe soltanto dato ragione alla bionda e questa era una soddisfazione che non le voleva dare. Era meglio andarsene con dignità, anche perché non riusciva più a guardare dritto negli occhi azzurri e bellissimi di Elena e non sapeva cosa dire.
Bonnie si tolse la coperta dalle spalle e la posò sulla sedia di legno su cui era seduta prima che scatenasse il putiferio. Se ne andò ignorando i richiami di Meredith e Matt che le chiedevano di restare e fare pace con la sua amica. Anzi, ex-amica. Mentre camminava sul vialetto, teneva la schiena rivolta verso il pensionato e si chiedeva che cosa stesse facendo ora Elena.Che espressione aveva o se stava dicendo qualcosa. Ma non si voltò per guardare. In quel momento era troppo orgogliosa.
Pestava i sassi con forza, mentre si dirigeva verso la sua macchina. Mentre apriva la portiera, sentì i passi di un paio di tacchi. Pensò che fossero della Miss, ma quando si voltò vide Meredith che si stava avvicinando.
Bonnie sospirò quasi incerta, prima che Meredith le disse: « Bonnie, ma cosa ti è preso? », e corrugò le sopracciglia. « Non è da te comportarti così ! ».
« Meredith, io sono stufa di quello che è da me. E anche di quello che è da Elena. Sono stufa di come monopolizzi tutta la sua attenzione su di se e di come tutti i suoi errori vengano perdonati solo perché è bionda. Non voglio più dover essere pronta ad ogni sua esigenza solo perché è Elena Gilbert ».
Meredith non seppe cosa rispondere e Bonnie era stanca di inveire contro Elena. Sia essere con lei, sia essere contro di lei, si riusciva a parlare solo di Elena, ad ammirare solo Elena e ad invidiare solo Elena.
« Bonnie, è nostra amica. Sono sicura che quello che vi siete dette, non lo pensavate veramente ! ».
Bonnie ripensò alle ultime parole di Elena e sentì la morsa dolorosa allo stomaco di quando aveva dei rimorsi. La frase “alla fine è per colpa tua se è morto” le rimbombava nella testa, mentre ricordava tutti i baci che aveva condiviso con Damon. Non riuscì a trattenere una lacrima, perché la verità era che il suo amore le mancava tantissimo ed era solo merito suo se non sarebbe stata più il suo “Uccellino”.
Cercò di non piangere perché non voleva che Meredith dovesse consolare anche lei. Mentre vedeva tanta tristezza e amarezza negli occhi grigi di Meredith, pensò a come doveva essere per lei, restare sempre calmi e imperturbabili per rassicurare quelli che ne avevano bisogno. Si vedeva che anche Meredith era stanca. Anche lei ne aveva passate tante ultimamente. Aveva scoperto di avere un fratello e di essere una mezza vampira. Aveva combattuto egregiamente contro i kitzune e da molto tempo non aveva più notizie del suo fidanzato, Alaric Saltzman.
« Bonnie …… », sussurrò Meredith mentre l’abbracciava. Restarono così per un po’. Per un attimo Bonnie fu felice visto che si erano un po’ perse dopo che era morto Damon.
Quest’ ultimo pensiero la fece rintristire e ebbe voglia di ritornare a casa, chiudersi in camera e piangere come una bambina sul suo peluche.
« Senti……mia madre mi ha raccomandato di tornare a casa per cena, quindi…..dovrei andare », disse Bonnie mentre si allontanava dall’ amica.
Meredith assunse un’ espressione poco convinta.« Ma sono le 16.00 », esclamò.
Bonnie, presa alla sprovvista, guardò da un’ altra parte: « Si, ma……la dovevo aiutare con i lavori di casa… ». Meredith fece un mezzo sorriso perché aveva capito che voleva restare da sola. Bonnie girò e sentì l’ amica che ritornava al pensionato con il rumore dei tacchi a segnare la sua scia.
Bonnie entrò in macchina, si allacciò la cintura e restò immobile per un minuto, a fissare il viale davanti a sé. Fissò il vuoto, pensò a niente, fin che tutte le lacrime che aveva trattenuto le sgorgarono sul viso. Fin che non si appoggiò con la testa sul volante, pronta a sfogare tutta la sua disperazione.

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Quando arrivò a casa, cercò di non incrociare nessuno dei suoi famigliari: non voleva che la vedessero in quello stato. Entrò in camera sua e mentre con un fazzoletto si asciugava la guancia, si buttò sul letto e incominciò a fissare il soffitto. Non piangeva neanche più. Fra le sue braccia teneva un’ orsetto di peluche. Dopo un minuto si mise a sedere e si guardò allo specchio: i suoi riccioli rosso fuoco erano spettinati e aveva le guance un po’ arrossate. Si sentiva tanto brutta e inutile.
Niente aveva più un senso. LEI non aveva più un senso, non valeva niente. Era una qualunque ragazza ordinaria che aveva pensieri banali e faceva scelte scontate. Era una ragazza che si poteva tranquillamente scambiare con un’ altra. Avrebbe potuto sparire, e nessuno se ne sarebbe accorto.
L’unico che la faceva sentire un po’ speciale, di tanto in tanto, era Damon. Divenne ancora più triste quando realizzò che ogni volta che avrebbe dovuto usare Damon come soggetto in una frase, avrebbe dovuto usare un tempo passato.
Si alzò dal letto e si avvicinò allo specchio. Era come ipnotizzata dal suo riflesso. Non riusciva a guardare da un’ altra parte. Con la bocca semiaperta, stava fissando i suoi occhi grandi, marroni e vitrei e un’ inquietante silenzio le faceva quasi sembrare di essere in un sogno.
BOOM! La porta finestra si spalancò improvvisamente sbattendo i vetri contro la parete e facendo un gran chiasso. Una ventata d’ aria gelida investì la ragazza che andò subito in terrazza per vedere se c’ era qualcuno o era stato solo il vento. Non vide altro che il bosco avvolto dal buio della notte. Una strana sensazione la pervase. Quando senti che c’ è qualcuno vicino a t,e anche se non lo vedi. Una vocina dentro Bonnie le stava gridando di andarsene, ma lei non aveva intenzione di darle ascolto. Restare la fuori era pericoloso ma lei era come in trance, dormiva con gli occhi aperti.
BOOM! Dietro di lei, la porta finestra si chiuse di nuovo producendo di nuovo un suono secco che le rimbombò nelle orecchie per un paio di secondi. Lo spaventò fu così forte che si sentiva come se le avessero buttato addosso un secchio di acqua gelida, e questo fece svegliare Bonnie. Cercò disperatamente di aprire la porta che sembrava chiusa a chiave. Ogni atomo del corpo della ragazza provava paura. Un’ improvvisa ondata di terrore la fece dimenare per cercare di aprire quella maledetta porta. Aveva così freddo che si sentiva come trafitta da mille lame affilate. Stava quasi per rimettersi a piangere quando la porta-finestra si aprì e tutta la forza che ci aveva messo, la fece scaraventare per terra.
Dietro di se, sentì il verso di un uccello. Si girò e vide, appoggiato sulla ringhiera, un bellissimo corvo le cui piume nere e lucide si confondevano con il buio della notte. Gli occhi del volatile la fissavano, deliziati della sua presenza. Dentro di essi, poteva vederci il cielo stellato, poteva vederci l’ inconfondibile sguardo malizioso e scaltro di……………..
« Damon », sussurrò. Ma si convinse che doveva essere proprio stupida per aver appena pensato che lui potesse essere vivo.
Eppure, quando si girò per ritornare nella sua stanza, lo vide…..in tutto il suo splendore, con gli stessi occhi del corvo che ora era scomparso.
« Ciao, uccellino », disse sorridendo

Cap.2
INCUBI E BRIVIDI

Quello doveva essere assolutamente un sogno.
Quello che Bonnie credeva di avere davanti agli occhi doveva essere per forza qualcosa di simile ad un’ allucinazione o a ad un miraggio.
Perché Damon Salvatore era morto sotto i suoi occhi. Anche se, tecnicamente, essendo vampiro era già morto anche prima.
Eppure era li.
Con la sua giacca di pelle nera che lo rendeva ancora più sexy di quello che era già.
Con i suoi capelli corvini e disordinati che gli davano un’ aria malandrina.
Con quegli occhi scaltri e le labbra sensuali che in quel momento stavano facendo il tipico sorriso di chi crede di avere il mondo ai suoi piedi. E aveva ragione.
Bello, avvenente, selvaggio, intelligente, astuto, opportunista, approfittatore, divertente, presuntuoso, arrogante, meschino……..insomma, era Damon. Anche i suoi difetti lo rendevano perfetto. Tutto questo si poteva leggere nei suoi occhi neri come il cielo di notte. E la notte era l’habitat perfetto per i vampiri sanguinari come lui.
« Sai, uccellino », incominciò a dire, « non mi aspettavo mica il tappeto rosso……..ma almeno potresti metterti a piangere dalla felicità, prostrarti ai miei piedi e promettermi che potresti fare qualsiasi cosa per me, come per esempio una notte di passione! ». E sorrise.
Era appoggiato con la spalla contro lo spigolo della parete e le braccia conserte. Blando, sicuro di se, sembrava che aspettasse veramente che Bonnie facesse quello che aveva appena detto.
Ma in quel momento, la strega era completamente incantata. Nonostante facesse un freddo cane e lei fosse in maniche corte, lei continuava a fissare Damon.
Quando vide che il vampiro, spazientito, aveva smesso di sorridere e corrugava la fronte in attesa che Bonnie facesse qualcosa, quest’ ultima incominciò a fare piccoli passi verso di lui. Lo guardò negli occhi, i quali lampeggiavano nell’ esaminarla dall’ alto in basso. Gli accarezzò le guance con le dita mentre le mani vennero a contatto con la pelle, fredda e calda allo stesso tempo, del vampiro.
« Sei un sogno………o un incubo ? », chiese la strega con un tono di voce suadente e diverso dal solito. A quel punto Damon sembrò divertito, e con un sorriso sghembo inclinò leggermente la testa: « Non lo so…. Tu che dici? ».
Bonnie stava percorrendo con le dita i lineamenti perfetti del viso di Damon. Dalla fronte, agli zigomi, alla mascella, arrivando anche a sfiorare le labbra. Ad un certo punto decise di scendere. Strisciò dolcemente le mani sul collo fin che non le fermò sul suo petto dove, anche attraverso alla T-Shirt, riusciva a sentire gli incredibili addominali del ragazzo: « Credo……un bellissimo incubo », rispose la ragazza. « Perché puoi soltanto essere il Diavolo », disse seria serrando le labbra che un’ attimo prima erano semiaperte per l’ eccitazione.
Ora anche Damon era serio. E non si erano nemmeno accorti che si erano allontanati dalla porta finestra di alcuni passi, e Bonnie era schiacciata contro la ringhiera da Damon. Quest’ ultimo le serro le braccia attorno ai fianchi per sorreggerla e stringerla a se. Il suo petto toccava il seno di lei e anche i loro bacini si sfioravano. Con una mano il vampiro le accarezzò la guancia. Lei dischiuse di nuovo la bocca e chiuse gli occhi per un istante, pronta ad abbandonarsi a quel piacere.
« Cosa provi in questo momento ? », chiese lui.
Lei ci riflette un attimo. Sentiva le guance tiepide e arrossite. In ogni punto del corpo in cui toccava quello di Damon, provava un caldo così bollente che nella superficie della pelle sentiva un freddo che la congelava.
« Ho i brividi », rispose semplicemente e sorridendo mentre teneva gli occhi ancora socchiusi.
Damon le prese il mento fra le dita e la costrinse a guardarlo negli occhi.
Bonnie si perse, in quegli occhi neri come il cielo notturno, che in quel momento stava osservando il loro momento magico. Erano incredibilmente profondi e nella loro profondità erano immensi, tanto che riusciva quasi a trovarci le stelle dentro, ma non una via d’uscita.
Lui si avvicinò lentamente al viso di lei e le diede un bacio sulla guancia, molto vicino alle labbra, facendo sentire la punta della lingua. Bonnie trattenne il respiro. Poi il vampiro si allontanò un secondo per osservare la reazione di lei. E alla fine si riavvicinò pian paino, questa volta in direzione della bocca.
Bonnie quasi tremava mentre la distanza fra le loro labbra diminuiva sempre di più.
Condividevano lo stesso respiro, odoravano lo stesso profumo.
Ormai c’ erano quasi, quando………….
Bonnie Mccullough svenì-tipico di Bonnie- fra le braccia del suo bellissimo incubo.


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« Monsieur, quello che hai fatto è stato da cafoni ! ».
« Perché ? Cos’ avrei fatto ? ».
« Hai soggiogato questa povera ragazza per i tuoi comodi! ».
« Io non ho soggiogato proprio nessuno! E’ lei che mi si è buttata fra le braccia! ».
« Ah, si !? ».
« Si………….sembrava come in trance….non lo so ! ».
Bonnie sapeva di essere fra la veglia e il sonno. Percepiva delle strane voci di cui non sapeva l’ appartenenza.
Credeva di essere lei la ragazza di cui stavano parlando e anche di essere distesa su qualcosa di duro e freddo.
Le voci continuarono a discutere: « E scommetto proprio che tu, da bravo gentiluomo, non hai approfittato dello stato d’ incoscienza della ragazza, vero? ».
Seguì il silenzio.
Bonnie non riusciva a collegare quello che aveva fatto prima di addormentarsi.
Una delle due voci disse:« Speriamo che l’ uccellino si svegli presto ! ».
Uccellino. Questa parola fece scattare qualcosa nei meccanismi della mente di Bonnie.
Qualcosa…………o qualcuno……….
Bonnie non poteva crederci. Aprì gli occhi e si ritrovòsu un tavolo di marmo in una vecchia cappella in rovine di Fell’ s Church.
Be’…………non era proprio un bel posto dove risvegliarsi, ma questo fu solo un piccolo dettaglio perché in quel momento tutta la sua attenzione si concentrò sulla persona più importante della sua vita.
« Damon ! », esclamò con tutto il fiato che aveva in gola, e con tutta la gioia che poteva esprimere.
Era veramente vivo! Poteva veramente saltargli al collo. Poteva veramente sentire la sua carne a contatto con quella di Damon.
E così fece, non le preoccupava di fare una figura eccessiva o negativa.
Non poteva trattenere tutta la felicità che aveva dentro. Tutte le sue preghiere, tutte le lacrime che aveva versato avevano servito a qualcosa. Quando lei lo abbracciò, era come se avesse ritrovato un senso alle sue giornate. Quando lui contraccambiò l’ affetto, era come se avesse ritrovato un significato alla sua vita.
« Ehi, Uccellino ! Così mi strozzi ! », esclamò lui.
Allora lei si allontanò ma non perse l’ entusiasmo: « Sei vivo ! ».
« Be’…non proprio vivo, perché sono sempre un vampiro alla fine, ma posso parlare, camminare e rimorchiare le ragazze carine! », le fece ammiccando.
Era vivo, ed era pure divertente come prima!
Questo è il paradiso.
« Uh-Uhm », dall’ altra parte della sala, qualcuno si schiarì la voce. Bonnie si voltò e vide……Sage!
Il caro vecchio Sage. Bello, abbronzato e con il suo immancabile accento francese.
« Bonjour, Madame », disse avvicinandosi. « E’ sempre un piacere rivedervi », e le fece il baciamano.
« Oh, anch’ io sono molto contenta di rivederti », rispose Bonnie.
Lui le sorrise e ci fu un attimo di silenzio in cui Damon si appoggiò su una sedia.
« Aspetta un attimo ! », esclamò Bonnie facendosi accorta. « Ma come fai ad essere ritornato in vita ? », domandò rivolta al Salvatore.
Damon fece per parlare, ma Sage l’ anticipò: « E’ proprio quello che dobbiamo scoprire, Madame ».
« E’ proprio per questo che ti abbiamo portata qui : ci devi aiutare », aggiunse Damon.
« Solo se siete sicura, Madame. Non siete di certo obbligata », disse Sage rivolgendole un sorriso rassicurante.
« A dire il vero non ho neanche capito come vi devo aiutare », esclamò Bonnie stringendo gli occhi in un’ espressione pensierosa.
Damon si alzò, si tolse un po’ di polvere dai jeans, e posando una mano su un fianco di Bonnie, disse: « Se vuoi capire, devi seguirci ». Detto questo, tutti e tre scesero le scale per andare nei sotterranei. Sage stava davanti agli altri due. Damon non aveva tolto la mano dal corpo della strega, anzi, più proseguivano, più essa scendeva verso il sedere di Bonnie. Ma non la guardò mai negli occhi. Forse il loro momento in terrazza non aveva avuto nessun significato per lui. Forse era una delle tante che “si era buttata fra le sue braccia”.
Attraverso stanze e corridoi arrivarono ad una porta e si fermarono li.
« Dopo che sono morto », incominciò a spiegare Damon, « Mi sono risvegliato nella Dimensione Oscura e non mi ricordavo niente. Nemmeno chi ero. ».
Gli occhi del vampiro si fecero tristi e cominciarono a guardare nel vuoto. « Vagavo per l’ oscurità, alla ricerca di qualcuno che mi potesse aiutare. Purtroppo non fu quello che ricevetti subito, Mi sono imbattuto in un branco di lupi mannari decisamente poco socievoli. Mi hanno pest……..be’, insomma, io mi sono difeso egregiamente……ma loro erano in tanti…. ».
Sage intervenne visto che vedeva l’ amico in difficoltà :« Insomma se non fossi arrivato io-meno male che passavo da quelle parti in quel momento- a quest’ ora lui avrebbe perso anche la sua terza chance di vita », e rise per quasi un minuto. Damon sbuffò e mandò il vampiro a quel paese.
« Vabbe’ , alla fine Sage mi ha riconosciuto e mi ha spiegato chi sono. Ora tu, Bonnie, devi ricavare informazioni sulla persona che c’ è nella stanza in cui entreremo », disse Damon.
« E chi è ? ».
« Ora lo scoprirai…..Sage, apri la porta ».
Sage fece quello che gli era stato detto, ma non ci riuscì. « Non riesco a girare la maniglia. Servono le chiavi, Damon ».
Quest’ ultimo fece una smorfia : « Ma le ho dimenticate su!.....Dai Sage, siamo vampiri, abbiamo la forza da Superman! Sfonda la porta! Ce la dovresti fare », disse enfatizzando l’ ultima frase. Sembrò una piccola ripicca per l’ intervento di Sage sull’ attacco dei lupi mannari.
« La porta è d’ argento massiccio », rispose l’ amico. Strano che fosse di quel materiale. Bonnie non se ne era neanche accorta con quella debole luce della torcia che non illuminava niente.
Damon scansò l’ amico per farsi spazio (Bonnie non si era neanche accorta che si trovavano in un corridoio abbastanza stretto) e con tutta la forza che aveva cercò di compiere l’ Impresa Impossibile. Prese una piccola rincorsa e si fiondò contro la porta. Non accadde nulla e Damon fece una smorfia perché forse si era fatto male, anche se cercò di non darlo a vedere. Riprovò anche altre volte.
Fin che non si arrese, sbuffando: «Vado a prendere le chiavi». E scomparì nel buio. Si sentirono soltanto i suoi passi contro il pavimento.
« Sapete, Madame », fece Sage, «Quando Damon ha detto che appena risvegliato nella Dimensione Oscura non si ricordava niente, ha un po’ mentito ».
Bonnie sbattè le ciglia stupita: « Cioè? ».
«Si ricordava il vostro nome », rivelò sorridendole
Boonie s’ illuminò: questo poteva significare qualcosa? Be’…..già il fatto che Sage glielo stesse dicendo, provava che aveva intuito qualcosa
« E anche quello di Elena », aggiunse.
E così si rabbuiò. Si ricordò che soltanto poche ore fa, aveva litigato pesantemente con lei. Era anche sicura che quando sarebbe venuta a conoscenza del ritorno di Damon, quest’ ultimo avrebbe ignorato la rossa ancora di più. A parte, quando Elena rifiutava il maggiore dei Salvatore per stare con il minore. In quelle circostanze, Bonnie esisteva improvvisamente per Damon!
Proprio il vampiro in questione ritornò in quel momento con un’ aria molto tenebrosa. Chissà se aveva sentito quello che le aveva appena detto Sage. Con se aveva le chiavi-con cui aprì la porta-e una mazza da baseball.
« A cosa ti serve quella ? », chiese la strega indicando la mazza.
Lui si girò verso di lei e sorridendo, rispose: « E’ per svegliare il cucciolo ! ».
Lì, in quella specie di caverna sotterranea alla chiesa, c’ era solo una luce fioca di una candela, ma fu sufficiente per illuminare quello che Damon definiva “il cucciolo”. Era un uomo, disteso per terra, molto peloso e legato ad alcune catene. Ora stava dormendo in una posizione prona, quindi non riusciva a vedergli il viso.
Da Damon partì un bel colpo, dritto sulla schiena del cucciolo, il quale emise un gemito e si girò facendo vedere la sua faccia.
Bonnie non ci poteva credere: quello era Tyler Smallwood!
Non vedeva Tyler da quando avevano combattuto contro Klaus, e al momento era il padre dei figli di Caroline. Era per colpa sua se la sua amica era stata ridotta in quelle condizioni. Certo, anche Caroline non era una santa-infatti ne aveva fatte passare tante ad Elena ultimamente-, ma non avrebbe mai augurato a nessuno di rimanere in cinta di un lupo mannaro, crescere dei piccoli lupi mannari e diventare un lupo mannaro.
« Allora, come va lupacchiotto ? », chiese Damon con aria sfacciata.
« Secondo te, stronzo ? E’ da tre giorni che mi tieni segregato in questa cazzo di caverna come se fossi un cane !», disse il figlio del sindaco con una voce animalesca che gli aveva sentito usare poche volte. Questo le aveva fatto venire in mente molto ricordi, come quando Tyler aveva aggredito Meredith in cimitero, dopo che erano state uccise Sue Carson e Vicky Bennett. Si ricordava che Sue era morta al compleanno di Meredith e durante il caos aveva sentito una mano sudata che la afferrava. Si ricordava di quanto l’ aveva presa in giro, dopo che la polizia le aveva interrogate.
Sue e Vicky ora erano di nuovo vive, ma se Elena non avesse chiesto questo favore alle Guardiane, sarebbero rimaste morte e parte della colpa sarebbe stata di Tyler.
Quindi quello che stava passando poteva anche sopportarlo.
« Caro Tyler, è ovvio che ti tratto come un cane, se tu SEI un CANE !», disse Damon scherzando mentre appoggiava un braccio sulla spalla di Tyler che si era messo a sedere. Quest’ ultimo ringhiò alla provocazione.
Poi Damon si rivolse a Bonnie: « Lui era uno dei licantropi che mi hanno attaccato ».
MALEDETTO. Come poteva aveva osato a fare del male al suo Damon?
« figlio di puttana…. », sussurrò. Probabilmente i due vampiri l’ avevano sentita, tanto che sembravano un po’ stupiti, Tyler invece si guardava attorno un po’ spaesato e strizzava gli occhi continuamente come se avesse la cataratta.
« Quindi cosa dovrei fare con lui ?», chiese Bonnie, enfatizzando il suo disprezzo verso Tyler quando disse “ con lui”, e dimenticandosi che i due vampiri gliel’ avevano detto prima di entrare nella caverna.
« Tranquilla, il dog-sitting te lo risparmiamo », la tranquillizzò Damon ammiccando.
« Io e Damon abbiamo già provato a soggiogarlo e leggergli il pensiero, ma ha una resistenza di ferro, quindi volevamo chiederti se potevi fare qualcosa tu! », le spiegò Sage.
Ci pensò un attimo………be’ Tyler era un idiota, ma poteva anche provare a sopportarlo per Damon, no?
« Okay…. »,rispose sorridendo, « Ci posso provare, ma ho bisogno di concentrarmi, quindi se mi poteste lasciare da sola…..»
« Aspettate…..devo stare qua da solo con questa sfigata della Mccullough?», urlò Tyler.
Immediatamente Damon-dando voce agli istinti omicidi che provava la piccola strega in quel momento-sferrò un’ altro colpo contro Tyler con la mazza da baseball. « Attento a come parli !», gli urlò in faccia dopo averlo preso per la camicia.« Ringrazia Dio, che non ti abbia già ucciso!». E gli diede un pugno in faccia così violentemente, che dopo gli colò sangue dal naso.
Dopo di che, Damon e Sage uscirono dalla caverna. Ma in quel frangente di tempo in cui Sage era già uscito e Damon era ancora dentro, quest’ ultimo si avvicinò a Bonnie e-incurante del Tyler puzzolente vicino a loro-le diede un lieve bacio sulla guancia. « La mia streghetta è proprio adorabile ! », le sussurrò all’ orecchio. Poi le prese la mano e gliela baciò mentre teneva gli occhi fissi nei suoi: « Anch’ io so fare il baciamano! ».
Bonnie gli sorrise e si sentì la donna più felice del mondo.
Si girò verso Tyler, sospirando. Sarà dura, pensò mentre osservava il ragazzo che mischiava il sangue provocato da Damon, alla sua bava.
Così, rimasta sola con Tyler in quella caverna, non le rimaneva che quell’ unica candela per far luce nel buio.


Spero che vi sia piaciuto :)

 
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Amily Jade
view post Posted on 3/5/2012, 19:41




Ciao!!!! Sono di corsa e non ho mai tempo di fare una recensione come si deve :( comunque è stupenda e la seguo su EFP!!! Quando avrò un po' più di tempo faccio una bella recensione là! Bravissima, comunque :)
 
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nannavis
view post Posted on 3/5/2012, 21:54




Grazie, sei così carina! Ti chiami Amily Jade anche su EFP?
 
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Amily Jade
view post Posted on 24/5/2012, 22:26




Ciao cara! ho notato che su efp hai cancellato la storia... perché? :( a me piaceva un casino!! Rimettila ti prego!
 
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nannavis
view post Posted on 24/5/2012, 23:05




Tranquilla, l' avevo cancellata per sbaglio ma l' ho appena rimessa
 
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nannavis
view post Posted on 2/6/2012, 23:58




Ecco il terzo capitolo:

TENDER PASSION
Cap.3 SUCCUBE DELLE SUE IRIDI

Bonnie si strinse nelle spalle, cercando di fermare i fremiti che pervadevano tutto il suo minuto corpicino.

Il freddo la congelava, ma in confronto all’ angoscia che le metteva quella buia caverna, era abbastanza sopportabile. In quel posto angusto l’ unica fonte di illuminazione era la flebile luce di una candela posta su un vecchio tavolino in uno degli angoli della grotta.

Bonnie si teneva vicino alla porta, tesa come una corda di violino e pronta a scattare ad ogni minimo movimento brusco di Tyler.

Si, perché Tyler Smallwood, suo ex-compagno di classe nonché figlio del sindaco, era li davanti a lei.

Incatenato al muro e palesemente incazzato, pensò Bonnie mentre
osservava Tyler grugnire.

Ma non era quello il suo pensiero principale in quel momento, perché nonostante avesse timore di far arrabbiare Tyler, un sentimento di euforia più grande invadeva la sua testa.

Damon. Damon era vivo. Era tornato da lei, dopo mesi da quando lo aveva visto morire sotto i suoi occhi. Vederlo davanti a se, in carne ed ossa e in tutta la sua bellezza dopo che aveva pianto così tanto per lui, era stata la cosa più bella che le fosse mai capitata dopo l’ averlo incontrato.

Ma per quanto ne fosse felice, il ritorno in vita del vampiro rimaneva un mistero.

Nella Dimensione Oscura era stato attaccato da un branco di lupi mannari, di cui uno di questi era Tyler. Probabilmente sarebbe morto per la terza volta, se non fosse intervenuto Sage. Ora i due vampiri erano convinti che l’ aggressione dei licantropi fosse collegata all’ entità che aveva resuscitato Damon; i due vampiri avevano provato a leggere la mente di Tyler invano, e quindi avevano sperato in una possibile riuscita da parte di Bonnie.

La piccola strega ci stava anche provando, ma Tyler le metteva agitazione nonostante fosse incatenato e sembrasse debole.

Lui era grande e grosso……mentre lei era così piccolina!

Perché gli ho chiesto di lasciarmi da sola?Pensò la rossa pentendosi della richiesta fatta ai due vampiri.

“Be’? Si può sapere che cazzo hai da guardare?”, ruggì Tyler con fare seccato e lamentoso.

Bonnie non si era neanche accorta che lo stava fissando. Era troppo occupata a leggere i pensieri dell’ uomo-lupo. Ma come le avevano rivelato i due vampiri, c’era una barriera, un muro incrollabile fra la mente di Tyler e il loro potere di persuasione.

Fra gli occhi del lupo mannaro e quelli della strega.

“Tyler…..”, incominciò a mormorare Bonnie. Strinse i denti e corrugò la fronte nell’ accorgersi che non sapeva come continuare.

Non aveva mai avuto rapporti stretti con il figlio del Sindaco e per questo non aveva idea di come rivolgersi a lui.

Sapeva solo che era una persona di cui avere ribrezzo. Dopo aver sentito da Elena il racconto dettagliato su come aveva cercato di stuprarla, dopo che aveva visto Caroline in condizione pietose per via della gravidanza che aveva trasformato anche lei in una lupa mannara, dopo che lo aveva visto schierarsi con Klaus come un viscido verme e aveva completato la trasformazione con il sangue della povera Sue Carson……….be’, dopo tutto questo Bonnie non poteva far altro che provare disprezzo per quel depravato. Pian piano, si dipinse una smorfia di disgusto sul volto della strega.

“Perché hai attaccato Damon nella Dimensione Oscura? E cosa ci facevi la?”, chiese lei con un’improvvisa voce da dura.

Tyler scoppiò a ridere: “Scusami ma……….tu pensi veramente che dopo aver mandato a fanculo i tuoi amici risponderei alle tue domande, sfigata ?”, esclamò Tyler che, mentre si sganasciava dalle risate, sbatteva il pugno a terra per il divertimento.

Gli occhi di Bonnie si assottigliarono e, sicura di se, incominciò ad avanzare verso l’ idiota.

Era pronta a controbattere verbalmente, ma non ebbe neanche il tempo di aprir bocca, che Tyler spaccò le catene a cui erano legati i polsi delle braccia e le caviglie. I suoi muscoli s’ingrossarono e i denti si allungarono tanto da diventare delle zanne da lupo.

Con uno scatto animalesco si fiondò sulla piccola rossa e la fece cadere per terra. Bonnie si ritrovò immobilizzata sia dalla paura, sia dal braccio possente di Tyler che le stringeva il collo.

La strega provò dolore in tutte le parti del corpo in cui aveva subito l’ impatto col suolo. Bonnie si trovò il corpo di Tyler su di se e la saliva del licantropo che colava sulla sua faccia. Fu costretta ad affrontare le sue iridi diventate improvvisamente gialle e di cui si potevano distinguere perfettamente le pupille nere che la fissavano in modo famelico.

A quanto pareva, aveva solo fatto finta di essere stanco.

Tu e i tuoi amici succhia-sangue non saprete un bel niente da me. Non dopo che mi avete fatto marcire nella merda di questa prigione!

Bonnie sgranò gli occhi nell’ apprendere che quella voce nella sua testa era quella del suo aggressore. Non si sarebbe mai aspettata un messaggio telepatico da parte di Tyler, perché a quanto ne sapeva, gli unici a possedere questo dono erano i vampiri, le streghe e i demoni. Non i licantropi.

Il cuore di Bonnie incominciò a battere ancora più forte, quando ipotizzò che magari Tyler le stava anche leggendo i pensieri.

Il muro fra lei e il lupo era veramente indistruttibile, e l’ unico che poteva infrangerlo a suo piacimento era proprio il soggetto in questione.

Questo non aiutava di certo Bonnie a tranquillizzarsi.

Le zanne di Tyler le mettevano lo strano presentimento che fra un po’ avrebbero strappato le sue carni. Appena vide la bocca del lupo allargarsi piano piano e pronta a mordere, Bonnie chiuse istintivamente gli occhi. Si chiese quanto avrebbe sofferto nel sentire il proprio corpo dilaniato.

Per fortuna non dovette mai scoprirlo.

Sentire l’ enorme porta d’ argento del sotterraneo aprirsi e rivelando un Damon deciso a salvarla dalle fauci di Tyler, le fece provare un moto di sollievo.

“Togli le tue luride mani dal mio Uccellino, idiota di un cane!”, esclamò il vampiro mentre prendeva il lupo mannaro per i capelli e lo scagliava contro il muro. Bonnie riuscì a sentire il rumore agghiacciante delle ossa che si rompono, seguito dal gemito di Tyler. Damon lo raggiunse dandogli un calcio nello stomaco, e un pugno sul naso tanto forte da spaccarglielo. Dal naso di Tyler uscì del sangue, ma a Damon non importò; infatti continuò a pestarlo finché il lupo mannaro non svenne.

Solo dopo essersi accertato che Tyler avesse perso i sensi, Damon si girò verso Bonnie, la quale aveva assistito alla scena senza fiatare.
Quasi inconsciamente, si era alzata, e poi rannicchiata verso la parete di pietra. Ora stava guardando Damon nello stesso modo con cui la stava guardando lui: con preoccupazione.

“Stai bene?”, le chiese il vampiro.

Bonnie fece cenno di si.

“Sicura?”.

Bonnie fece cenno di no.

Ma solo in quel momento, mentre si grattava nervosamente la pelle delle gambe con le unghie, si accorse di essere ferita. Bonnie guardò gli stralci di jeans che scoprivano la sua pelle, incisa in alcune ferite da cui colava del sangue, così come ce ne era anche sulle sue unghie. Forse erano state le unghie poco curate-e di conseguenza lunghe-dei piedi di Tyler che erano stati appoggiati sulle sue gambe…..o più probabilmente erano state i pezzi delle catene che rompendosi si erano scagliate su di lei. E se prima non se ne era neanche accorta essendo preda della paura, ora le ferite incominciavano a bruciarle.

Alzò lo sguardò e notò che anche Damon lo aveva notato: “Dovremmo disinfettarle”, consigliò, mentre nei suoi occhi si leggeva il pentimento per averla lasciata sola.

Ma la figura distesa e immobile di Tyler continuava ad essere ancora troppo minacciosa per la piccola strega: “Prima occupiamoci di lui”, e indicò il lupo deglutendo.

Damon annuì e Bonnie non fece neanche in tempo ad accorgersi che il vampiro era uscito e poi ritornato con delle nuove catene, grazie alla sua velocità sovrumana.

La streghetta si rialzò piano piano, guardando Damon che, abbassandosi, legava di nuovo il licantropo al muro: “Questa volta gli metterò doppie catene”, disse il vampiro. “……figlio di puttana”, aggiunse con un mormorio che probabilmente aveva l’ intento di sfuggire a Bonnie. Ma a Bonnie era arrivato. Era arrivato benissimo.

Il vampiro si alzò e prima di rivolgersi alla strega, sputò sul viso del lupo mannaro. “Ora possiamo andare”, disse mentre si avvicinava a Bonnie, la quale provò a muoversi, ma finì solo col provare un ulteriore dolore lancinante. Le scappò un lamento e dovette appoggiarsi al muro, chiudendo gli occhi per cercare di sopportare.

Passò solo un secondo, che sentì il tocco di Damon sui fianchi non appena le fu vicino. “Riesci a camminare?”, le chiese, sicuramente preoccupato, ma la strega riuscì solo a notare il caldo tono della sua voce.

Provò a fare un passo, ma si sentì come se una spada stesse attraversando le sue gambe.

Perse l’ equilibrio nel storcersi le caviglie, e probabilmente sarebbe anche caduta, se Damon non l’ avesse sorretta con le sue braccia attorno alla vita.

Bonnie si sentiva come un fragile uccellino nelle mani del vampiro, di cui ora il respiro le accarezzava la chioma dei capelli. Nonostante il dolore, la strega si sentiva più succube del fascino di Damon.

Le si accaldarono le guance arrossite quando lui la prese in braccio. Il contatto tra le braccia di Damon con le cosce e la schiena della strega, fece venire la pelle d’oca a quest’ ultima. I loro visi erano così vicini, e lei era così imbarazzata che non riusciva a guardarlo negli occhi, ma sentiva che lui la stava osservando: “C’è qualcosa che non va, piccolo pettirosso?”, chiese maliziosamente. “Non ti sto mica mettendo in soggezione!?”.

Si, lo stai facendo, pensò Bonnie, ma il modo in cui lo vide sorridere compiaciuto e inclinava la testa la fece desistere dall’ ammetterlo.

“No!”, rispose convinta Bonnie guardandolo finalmente in faccia. “E’ che……le ferite mi bruciano”, aggiunse vaga.

Damon la appoggiò su una sedia e Bonnie si stupì nell’ accorgersi che erano usciti dai sotterranei e avevano percorso scale e corridoi per ritornare nella sala principale di quella chiesa semidistrutta.

Ultimamente era un po’ distratta.

Chissà da chi!...aggiunse pensando ironicamente mentre alzava lo sguardo per osservare il bel viso del vampiro.

Si sfregò le mani contro le braccia nude-indossava una maglia a maniche corte-per scaldarsi. Il vampiro parve accorgersene, infatti si tolse la sua giacca di pelle nera e la mise sulle spalle della ragazza, la quale, dopo uno sguardo incerto verso di lui, se la strinse addosso.

Bonnie abbassò lo sguardo, un po’ imbarazzata, e lo rialzò appena in tempo per vedere Damon che si mordeva il polso dopo che i suoi canini si erano allungati. Dai due fori colava del sangue e la strega ne fu inspiegabilmente attratta.

“Bevi”, le ordinò Damon, ancora con i canini in bella vista. Il vampiro avvicinò il braccio alla bocca di Bonnie, la quale poté sentire un profumo inebriante.

“Perché?”. Bonnie avrebbe potuto capirlo anche da sola, ma in quel momento aveva gli occhi puntati sul liquido cremisi .

Neanche notò il sorriso malizioso di Damon: “Così potrai guarire più in fretta, uccellino”, rispose.

Sarò soltanto io a farti bruciare, le disse il vampiro via pensiero.

Bonnie non riuscì più a trattenersi e posò le sue labbra sul polso di Damon per abbandonarsi al piacere di bere il suo sangue. Incominciò a succhiare, anche un po’ mordendo, e constatando che il sapore era anche meglio dell’ odore.

Ogni volta che deglutiva un sorso, riusciva a vedere degli squarci dei ricordi di Damon: Santo Stefano, la sua Principessa, la sgualdrina identica al suo angelo, Mutt, Miss Inquietudine………….ma nessuna traccia del suo Uccellino, notò tristemente Bonnie.

Questo pensiero le tolse la voglia di bere il sangue, così scostò le labbra e si allontanò dal polso del vampiro. Si accertò che le sue ferite si fossero veramente emarginate e si appoggiò allo schienale della sedia, notando l’ espressione perplessa di Damon per l’ improvviso comportamento serio della strega.

“C’è qualcosa che non va?”, chiese. Bonnie si sentiva troppo delusa per rispondergli, così incominciò a fissare il vuoto.

Damon si era accorto che c’era qualche problema, ma sorrise compiaciuto comunque, riprendendo il suo tono sarcastico: “Sicura di non volerne ancora?”, e le sventolò davanti il polso grondante di sangue.

Nonostante fosse difficile resistere alla tentazione , la streghetta fece segno di no. “Non ne voglio più”, affermò decisa.

Ma proprio mentre scansava via il braccio per rifiutare, una goccia di sangue le cadde sul petto scoperto dalla scollatura a V della sua t-shirt. Alzò lo sguardo verso il vampiro il quale era concentrato su ben altro. Bonnie cercò di pulirsi la macchia con le dita, ma la sua mano fu allontanata da quella di Damon.

Bonnie trattenne il respiro mentre sentiva il cuore batterle freneticamente e vedeva il volto di Damon che si avvicinava sempre di più. Incominciò ad annaspare e proprio nel momento in cui il suo decoltè si alzava per inspirare, le labbra di Damon si posarono sulla curva del suo seno, e la sua lingua leccò lentamente la goccia di sangue. La strega si sentì divampare e istintivamente intrecciò le sue dita fra i capelli corvini del vampiro, con una foga tale quasi da strapparli.

Damon alzò lentamente il capo per guardare l’ Uccellino negli occhi, dopodiché la serrò appoggiando le braccia sui braccioli della sedia.

Un Uccellino in gabbia.Pensò Damon rivolto a Bonnie, la quale quasi non se ne accorse.

Sei così tenera con queste guance rosse.Quest’ ultimo pensiero del vampiro fece arrossire Bonnie ancora di più e la costrinse ad abbassare lo sguardo.

Si era quasi dimenticata del fatto che lei fosse l’ unica di cui Damon non avesse ricordi di lei. Si era dimenticata di tutto. Di tutti…….

“Aspetta….ma dov’ è Sage?”, chiese corrugando la fronte, ma felice di aver cambiato discorso.

Damon non si allontanò di un millimetro da lei e continuò a sorridere: “Se ne è andato”, le rispose.

“Come se ne è andato?”, esclamò perplessa mentre cercava di alzarsi per ottenere almeno un po’ più di contegno.

Damon si scostò e le offrì una mano per aiutarla ad alzarsi. Una mano che venne accettata volentieri.

“Se ne è andato dicendo che doveva fare una cosa…”, rispose vago. “..e non chiedermi cosa perché non lo so”, aggiunse mentre inclinava la testa verso di lei.

Bonnie annuì e restò immobile per un secondo a guardare il vampiro.

Da un lato era contenta del fatto non ci fosse Sage perché un po’ le piaceva quell’ intimità che aveva con Damon, dall’ altro ne era scontenta perché si sentiva addosso quel clima imbarazzante di cui lei sembrava essere l’ unica a subirne.

“Ora sarebbe meglio se mi riportassi a casa”, disse Bonnie anche se sembrava più una proposta che sperava di essere rifiutata, a giudicare dal tono di voce della strega.

“Come vuoi tu, pettirosso”, disse Damon sorridendo accondiscendente.

Bonnie notò che non aveva smesso di tenerle la mano.

“Andiamo alla macchina”, continuò lui, addolcendo la voce, che, stranamente, sembrava voler sollevare Bonnie dal suo disagio.

Alla strega non dispiacque, e mentre continuava a stringergli la mano, si diresse con lui verso l’ auto.

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Appena uscirono dalla chiesa, Bonnie sentì il gelo investirla.

Anche se l’ estate non era del tutto finita, ci mancava poco per arrivare all’ autunno. Inoltre era tarda sera e la giacca di Damon non era sufficiente a riscaldarla.

“I tuoi genitori saranno preoccupati”, disse Damon tutto d’ un tratto mentre percorrevano il breve tratto di strada fra l’ edificio e l’ automobile.

Bonnie, che fino ad un attimo fa stava fissando il vuoto, si girò di scatto verso Damon a guardarlo negli occhi.

Peccato che dovesse sopportare il torcicollo ogni che volgeva lo sguardo così in alto.

“Si….probabile”, rispose vaga alla domanda del vampiro che, da vero gentiluomo, le aprì la portiera della macchina e la aiutò a salire.

Quando la mano di Damon lasciò quella della strega, Bonnie si sentì abbandonata e questo riportò a galla la delusione che aveva provato poco prima.

Quando Bonnie si fu seduta sul sedile, Damon stava ancora tenendo aperta la portiera. Inclinò la testa e ridusse gli occhi a due fessure intento a studiarla. Bonnie teneva bassa la direzione degli occhi.

“Hai ancora freddo, piccolo pettirosso?”, chiese affettuosamente.

Bonnie incominciò a guardarlo intensamente, così tanto che Damon si drizzò con la schiena.

“No”, rispose secca la strega.

Damon tentennò un attimo, ma alla fine annuì chiudendo finalmente la portiera.

Bonnie si mordicchiò le labbra amareggiata quando vide il vampiro che si accomodava al posto del guidatore e accendeva il motore.

Durante il breve tragitto fino a casa Mcullough, tutti e due rimasero in silenzio. Bonnie guardava il panorama dal finestrino, Damon teneva lo sguardo fisso sula strada.

Finché Bonnie non poté più sopportare il rumore amplificato del loro respiro, e decise di rompere quel silenzio assordante: “Prima….quando bevevo il tuo sangue…ho visto i tuoi ricordi”. Un inizio decisamente poco sicuro. “Ho visto che……hai riacquistato la memoria dopo che Sage ti ha ritrovato nella Dimensione Oscura”, spiegò tutto d’ un fiato.

Bonnie tese le orecchie in attesa di risposta, ma non le arrivò niente finché non voltò il capo per guardarlo negli occhi.

Lui fece altrettanto: “Eh quindi?”, chiese accentuando un tono che fece innervosire Bonnie.

Le venne voglia di dargli uno schiaffo, ma si trattenne.

“Ho visto che non ti ricordi di me”, rispose schietta per serrare poi le labbra.

Con un movimento quasi impercettibile, Damon alzò le sopracciglia stupito.

“Perché?”, chiese Bonnie la quale pensò che finché non gli avesse rivolto una domanda diretta, lui non avrebbe proferito parola.

Damon arricciò le labbra e ritornò con lo sguardo fisso sulla strada davanti a se. Solo dopo qualche minuto-in cui Bonnie attese pazientemente ma con una morsa che le divorava lo stomaco-riuscì a trovare una spiegazione.

“A dire il vero…..non lo so”.

A dire il vero quella non era una spiegazione.

Anche Bonnie fu costretta ad alzare le sopracciglia in un’ espressione basita: “Come?”, chiese alzando un po’ la voce.

Perché si stava innervosendo? Non era mica colpa di Damon se aveva perso i suoi ricordi!

Capì che era arrabbiata con il destino che crudelmente aveva fatto si che quei ricordi persi fossero proprio quelli che riguardavano lei.

Tutti i loro baci, tutti i loro momenti di intimità che avevano passato prima che lui morisse.

Erano persi. Come in fondo ad un abisso.

Forse lui non si ricordava neanche chi era lei.

“Ma….ti ricordi almeno chi sono?”, chiese Bonnie tormentata dal dubbio.

Damon si voltò verso di lei, giusto per farle ammirare il suo sorriso malizioso: “Be’…..Sage mi ha detto che adoro chiamarti con nomignoli affettuosi come “uccellino”, “pettirosso” e “streghetta””, rispose ammiccandole.

Bonnie fece per parlare, ma proprio in quel momento Damon parcheggiò la macchina davanti a casa sua.

“Speriamo di non aver violato il coprifuoco, piccola”, commentò il vampiro. La strega decise di lasciar perdere il discorso, e quando vide le luci accese dentro l’ abitazione, controllò l’ orologio, notando che si era fatto tardi.

“Sai leggere l’ ora, vero?”, chiese Damon nel vedere che lo sguardo di Bonnie era fermo sull’ orologio.

“Certo”, rispose la ragazza con tono basso mentre assumeva un atteggiamento scocciato.

Damon si trattenne dal ridere e in un lampo fu davanti alla portiera di Bonnie, pronto ad aprirgliela gentilmente.

Bonnie si slacciò la cintura e restò immobile, in attesa che lui facesse qualcosa, ma dovette aspettare qualche minuto prima di udire la sua voce: “Mi dispiace se sei l’ unica persona che ho dimenticato”, disse serio.

Tutto d’un tratto, la rabbia della ragazza svanì.

“Non fa niente”.

Lasciando il posto al pentimento.

In fondo Damon era morto per salvarla e lei non aveva nessun diritto di incavolarsi con lui.

Il vampiro si avvicinò lentamente a lei e il suo viso si trovò davanti al suo, con solo pochi centimetri di distanza a separarli.

“Sai….se sei l’ unica di cui non mi ricordo, potrebbe anche darsi che per me eri la persona più importante”, disse il vampiro. Anche se forse non c’ era un senso logico, in quell’ affermazione non c’ era niente di malizioso, perché il suo tono era serio e profondo. Bonnie sapeva che prima Damon non avrebbe mai detto una cosa del genere. E poi lei era anche una sconosciuta per lui. Ma se aveva acquistato quella confidenza con lui in sole poche ore, forse quello che il vampiro aveva appena ipotizzato era vero.

Bonnie incominciò ad ammirarlo, mentre veniva inspiegabilmente catturata dagli occhi di Damon, neri come la pece. Si sentì come risucchiata dalle sue bellissime iridi. Ne fu succube.

“Grazie”, mormorò mentre dischiudeva le labbra incantata.

“Per cosa?”, chiese scuotendo quasi impercettibilmente la testa con fare interrogativo.

“Per avermi salvato la vita”, spiegò, abbozzando un sorriso. “Sei morto per me”, quando la sua voce morì nel profondo della sua gola, vide Damon incantato a sua volta.

Ora anche lui era succube delle sue iridi, castane come le nocciole.

Con le dita le sfiorò la guancia accarezzandogliela: “Ne valeva la pena”. Dette queste parole, Damon sorrise e Bonnie contraccambiò spontaneamente.

Fu come se il mondo si fosse fermato, e loro fossero gli unici a rischiarare la notte. Gli unici ad esistere.

“Bonnie!”, la voce della signora Mccullough che urlava mentre usciva dalla porta di casa, interruppe il loro momento speciale. “Entra subito! Io e tuo padre eravamo preoccupati per te!”.

Bonnie, imbarazzata, cercò di ricomporsi, fra un boccheggio e l’ altro: “Arrivo subito, mamma”, le gridò.

“Ora vado”, disse rivolta a Damon che, non dopo aver sorriso alla signora Mccullough , le aveva fatto spazio per uscire dalla macchina.

Bonnie si preparò psicologicamente alla sfuriata dei suoi genitori e si diresse lentamente verso la porta di ingresso.

Rincontrò lo sguardo di Damon soltanto una volta, prima di sospirare e sentire il rombo della macchina che se ne andava, sparendo in fondo alla via.

Si era anche dimenticata di restituirgli la giacca.


 
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5 replies since 29/4/2012, 12:15   281 views
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