Ho incominciato a scrivere questa fanfiction.
Ecco 2 capitoli:
TENDER PASSION
Cap.1
MILLE LACRIME
Era tardo pomeriggio. Il sole doveva ancora tramontare e un venticello autunnale costringeva Bonnie a tenersi stretta la coperta sulle spalle. Si trovava sulla veranda del pensionato della signora Flowers, assieme a tutti i suoi amici, ovvero Elena, Meredith e Matt. Stefan non c’ era perché aveva lasciato Elena e se ne era andato dicendo solo che sarebbe tornato in Italia. Dove erano nati lui e suo fratello Damon Salvatore.
Damon.
Era una persona a cui tutti pensavano spesso ultimamente, ma di cui nessuno aveva il coraggio di parlarne.
Damon era il vampiro più egoista e meschino che avessero mai conosciuto. Pensava solo a se stesso l’ unica cosa che sembrava davvero interessargli era il sangue. Ma fu proprio il suo atto eroico, l’ ultimo prima di morire, a smentirlo e a dimostrare che aveva un cuore, anche se non battevaa. Era morto per salvare Bonnie.
E quando gli restavano le poche forze per insultarli e deriderli, com’ era di sua abitudine, aveva ammesso i suoi sentimenti per Bonnie, Stefan ed Elena. Proprio quest’ ultima stava piangendo a dirotto, dopo che per sbaglio Matt aveva nominato il vampiro, mentre tra un singhiozzo e l’ altro sussurrava il nome di Damon. Elena aveva chiesto alle Guardiane della Dimensione Oscura di far dimenticare a tutti la sua morte e far resuscitare Vicky Bennett, Sue Carson e Mr. Tanner, ma purtroppo non era riuscita a riavere indietro anche Damon.
Per Bonnie era strano vedere Elena ridotta così, perché di solito era lei la sensibile del gruppo. Ma ormai lei non riusciva più a piangere. Le sembrava che delle inutili lacrime che sanno solo di sale, non fossero sufficienti ad esprimere appieno tutta la sofferenza che riusciva a contenere in un corpo così minuto. Che non fossero abbastanza per onorare la morte del suo Salvatore.
« Damon ! », singhiozzò di nuovo Elena. Bonnie, che stava fissando il pavimento in quel momento, alzò gli occhi per osservare l’ amica che veniva consolata da Meredith e Matt. Mentre lei si sentiva da sola con i suoi pensieri, lontana dalla panchina a dondolo su cui erano seduti. Negli ultimi periodi, Bonnie guardava Elena in modo ostile. Il fatto che Stefan l’ avesse mollata, le aveva aperto gli occhi. Stefan aveva scoperto che Elena provava dei sentimenti innegabili per Damon e l’ aveva tradito diverse volte durante i viaggi nella Dimensione Oscura. Elena aveva trattato in modo vergognoso tutti e due i Salvatore. E Bonnie era stata costretta a sopportarla. Ogni volta che Elena diceva di amare Stefan e l’ attimo dopo la sorprendeva a tradirlo con Damon. Ogni volta che era in pericolo e Damon doveva salvarla. Ogni volta che faceva vedere quanto fosse geniale, virtuosa e bellissima e a Bonnie toccava restare nell’ ombra. Accettava tutti i suoi comportamenti, autoconvincendosi che Elena era sua amica, con i suoi pregi e difetti e che se si fosse ribaltata la situazione, anche lei avrebbe fatto di tutto per la sua amica. Ma quando mai si sarebbe ribaltata la situazione? Quando mai Bonnie sarebbe stata al centro dell’ attenzione come lo era Elena?
Bonnie non era Elena. E anche se Damon di tanto in tanto la baciava dopo averle preso il mento tra le mani per guardarla negli occhi, anche se la salvava ogni volta che ne aveva bisogno prima di rimproverarla chiamandola “Uccelllino”, Damon aveva sempre preferito Elena.
« Continua a mancarmi così tanto ! Come faccio a vivere senza di lui? », disse Elena. Meredith la accarezzò affettuosamente mentre la bionda piangeva sulla sua spalla e Matt le passava l’ ennesimo fazzoletto.
Bonnie non ce la faceva più. Si sentiva come un vulcano sul punto di eruttare.
« Non fare l’ ipocrita ! », esclamo Bonnie, quasi gridando.
Tutti si girarono verso di lei, con un’ espressione meravigliata. Anche Elena, che aveva smesso momentaneamente di piangere. « Come scusa ? », chiese la ragazza incredula. « Mi hai appena dato dell’ ipocrita ? », continuò alzando di più il tono di voce e assumendo un comportamento più aggressivo.
Ma Bonnie non si fece impressionare: « Si, Miss. Hai capito bene quello che ti ho detto. Sei un’ ipocrita. E sei anche egocentrica e capricciosa, per non dire STRONZA! Stai piangendo per Damon, dopo che hai illuso i suoi sentimenti, dopo che Stefan, in lutto per suo fratello, ti ha mandata a fanculo perché l’ hai tradito. Sei stata una delle cause dei loro conflitti, Non ti sei di certo dimostrata migliore di Katherine. Alla fine siete tutte e due delle puttane! ».
Bonnie non sapeva da dove le arrivasse tutta quella rabbia, tutti quegli insulti per una delle sue migliori amiche. Di solito era dolce e affettuosa. Si sentì in colpa per quello che aveva appena detto quando vide un’ altra lacrima scendere dalla guancia di Elena, quando Matt disse: « Bonnie ! Che stai dicendo!? » , e quando si accorse di tutta la malinconia che c’ era anche negli occhi di Meredith.
Dalla porta uscì la signora Flowers, che probabilmente aveva sentito tutto: « Ragazzi che succede? ». Nessuno le rispose.
Elena sembrò riprendersi, tanto che, rivolta a Bonnie, disse: « Come puoi dirmi queste cose Bonnie ? Io sto veramente soffrendo e quello di cui mi accusi non è assolutamente vero! ». La sua voce fastidiosa fece innervosire Bonnie che rispose: « Non è vero ? Tutto quello che ho detto, te lo avrebbero voluto dire tutti quelli che ti conoscono ma che sono accecati dalla tua bellezza. Perché TU, Elena Gilbert, sei la peggior cosa che sia capitata a noi. La peggior cosa che sia capitata a Damon! ». La signora Flowers, Matt e Meredith la guardavano come se si fosse drogata o avesse perso la testa. Elena-si vedeva che era infuriata e molto offesa-stava quasi per sputare fuoco dalla bocca. E non si allontanò molto dal farlo.
« Ti sbagli Bonnie. Non sono io la peggior cosa che è capitata a Damon. Perché forse io l’ ho sfruttato, l’ ho illuso e usato, ma alla fine è per colpa tua se è morto. Per salvare te che sei la solita imbranata che non sa fare niente da sola. Sei TU la peggior cosa che gli è capitata. E non è colpa mia se sei frustrata perché non hai più nessuno che ti sfiora ogni tanto e ti fa credere che sia il tuo grande amore! » .
Quelle parole colpirono nel profondo, il cuore di Bonnie. Fecero lo stesso effetto che probabilmente avevano fatto gli insulti su Elena. In parte se l’ era cercata, ma doveva dirle quelle parole. Pesavano troppo per lei e se le portava dietro da troppo tempo.
Purtroppo quello che aveva appena detto Elena, era vero. Si era sfogata su di lei perché non voleva dare la colpa a se stessa e affrontare la realtà.
In quel momento avrebbe potuto incominciare a urlare, frignare o strappare i capelli di Elena come una bambina, ma avrebbe soltanto dato ragione alla bionda e questa era una soddisfazione che non le voleva dare. Era meglio andarsene con dignità, anche perché non riusciva più a guardare dritto negli occhi azzurri e bellissimi di Elena e non sapeva cosa dire.
Bonnie si tolse la coperta dalle spalle e la posò sulla sedia di legno su cui era seduta prima che scatenasse il putiferio. Se ne andò ignorando i richiami di Meredith e Matt che le chiedevano di restare e fare pace con la sua amica. Anzi, ex-amica. Mentre camminava sul vialetto, teneva la schiena rivolta verso il pensionato e si chiedeva che cosa stesse facendo ora Elena.Che espressione aveva o se stava dicendo qualcosa. Ma non si voltò per guardare. In quel momento era troppo orgogliosa.
Pestava i sassi con forza, mentre si dirigeva verso la sua macchina. Mentre apriva la portiera, sentì i passi di un paio di tacchi. Pensò che fossero della Miss, ma quando si voltò vide Meredith che si stava avvicinando.
Bonnie sospirò quasi incerta, prima che Meredith le disse: « Bonnie, ma cosa ti è preso? », e corrugò le sopracciglia. « Non è da te comportarti così ! ».
« Meredith, io sono stufa di quello che è da me. E anche di quello che è da Elena. Sono stufa di come monopolizzi tutta la sua attenzione su di se e di come tutti i suoi errori vengano perdonati solo perché è bionda. Non voglio più dover essere pronta ad ogni sua esigenza solo perché è Elena Gilbert ».
Meredith non seppe cosa rispondere e Bonnie era stanca di inveire contro Elena. Sia essere con lei, sia essere contro di lei, si riusciva a parlare solo di Elena, ad ammirare solo Elena e ad invidiare solo Elena.
« Bonnie, è nostra amica. Sono sicura che quello che vi siete dette, non lo pensavate veramente ! ».
Bonnie ripensò alle ultime parole di Elena e sentì la morsa dolorosa allo stomaco di quando aveva dei rimorsi. La frase “alla fine è per colpa tua se è morto” le rimbombava nella testa, mentre ricordava tutti i baci che aveva condiviso con Damon. Non riuscì a trattenere una lacrima, perché la verità era che il suo amore le mancava tantissimo ed era solo merito suo se non sarebbe stata più il suo “Uccellino”.
Cercò di non piangere perché non voleva che Meredith dovesse consolare anche lei. Mentre vedeva tanta tristezza e amarezza negli occhi grigi di Meredith, pensò a come doveva essere per lei, restare sempre calmi e imperturbabili per rassicurare quelli che ne avevano bisogno. Si vedeva che anche Meredith era stanca. Anche lei ne aveva passate tante ultimamente. Aveva scoperto di avere un fratello e di essere una mezza vampira. Aveva combattuto egregiamente contro i kitzune e da molto tempo non aveva più notizie del suo fidanzato, Alaric Saltzman.
« Bonnie …… », sussurrò Meredith mentre l’abbracciava. Restarono così per un po’. Per un attimo Bonnie fu felice visto che si erano un po’ perse dopo che era morto Damon.
Quest’ ultimo pensiero la fece rintristire e ebbe voglia di ritornare a casa, chiudersi in camera e piangere come una bambina sul suo peluche.
« Senti……mia madre mi ha raccomandato di tornare a casa per cena, quindi…..dovrei andare », disse Bonnie mentre si allontanava dall’ amica.
Meredith assunse un’ espressione poco convinta.« Ma sono le 16.00 », esclamò.
Bonnie, presa alla sprovvista, guardò da un’ altra parte: « Si, ma……la dovevo aiutare con i lavori di casa… ». Meredith fece un mezzo sorriso perché aveva capito che voleva restare da sola. Bonnie girò e sentì l’ amica che ritornava al pensionato con il rumore dei tacchi a segnare la sua scia.
Bonnie entrò in macchina, si allacciò la cintura e restò immobile per un minuto, a fissare il viale davanti a sé. Fissò il vuoto, pensò a niente, fin che tutte le lacrime che aveva trattenuto le sgorgarono sul viso. Fin che non si appoggiò con la testa sul volante, pronta a sfogare tutta la sua disperazione.
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Quando arrivò a casa, cercò di non incrociare nessuno dei suoi famigliari: non voleva che la vedessero in quello stato. Entrò in camera sua e mentre con un fazzoletto si asciugava la guancia, si buttò sul letto e incominciò a fissare il soffitto. Non piangeva neanche più. Fra le sue braccia teneva un’ orsetto di peluche. Dopo un minuto si mise a sedere e si guardò allo specchio: i suoi riccioli rosso fuoco erano spettinati e aveva le guance un po’ arrossate. Si sentiva tanto brutta e inutile.
Niente aveva più un senso. LEI non aveva più un senso, non valeva niente. Era una qualunque ragazza ordinaria che aveva pensieri banali e faceva scelte scontate. Era una ragazza che si poteva tranquillamente scambiare con un’ altra. Avrebbe potuto sparire, e nessuno se ne sarebbe accorto.
L’unico che la faceva sentire un po’ speciale, di tanto in tanto, era Damon. Divenne ancora più triste quando realizzò che ogni volta che avrebbe dovuto usare Damon come soggetto in una frase, avrebbe dovuto usare un tempo passato.
Si alzò dal letto e si avvicinò allo specchio. Era come ipnotizzata dal suo riflesso. Non riusciva a guardare da un’ altra parte. Con la bocca semiaperta, stava fissando i suoi occhi grandi, marroni e vitrei e un’ inquietante silenzio le faceva quasi sembrare di essere in un sogno.
BOOM! La porta finestra si spalancò improvvisamente sbattendo i vetri contro la parete e facendo un gran chiasso. Una ventata d’ aria gelida investì la ragazza che andò subito in terrazza per vedere se c’ era qualcuno o era stato solo il vento. Non vide altro che il bosco avvolto dal buio della notte. Una strana sensazione la pervase. Quando senti che c’ è qualcuno vicino a t,e anche se non lo vedi. Una vocina dentro Bonnie le stava gridando di andarsene, ma lei non aveva intenzione di darle ascolto. Restare la fuori era pericoloso ma lei era come in trance, dormiva con gli occhi aperti.
BOOM! Dietro di lei, la porta finestra si chiuse di nuovo producendo di nuovo un suono secco che le rimbombò nelle orecchie per un paio di secondi. Lo spaventò fu così forte che si sentiva come se le avessero buttato addosso un secchio di acqua gelida, e questo fece svegliare Bonnie. Cercò disperatamente di aprire la porta che sembrava chiusa a chiave. Ogni atomo del corpo della ragazza provava paura. Un’ improvvisa ondata di terrore la fece dimenare per cercare di aprire quella maledetta porta. Aveva così freddo che si sentiva come trafitta da mille lame affilate. Stava quasi per rimettersi a piangere quando la porta-finestra si aprì e tutta la forza che ci aveva messo, la fece scaraventare per terra.
Dietro di se, sentì il verso di un uccello. Si girò e vide, appoggiato sulla ringhiera, un bellissimo corvo le cui piume nere e lucide si confondevano con il buio della notte. Gli occhi del volatile la fissavano, deliziati della sua presenza. Dentro di essi, poteva vederci il cielo stellato, poteva vederci l’ inconfondibile sguardo malizioso e scaltro di……………..
« Damon », sussurrò. Ma si convinse che doveva essere proprio stupida per aver appena pensato che lui potesse essere vivo.
Eppure, quando si girò per ritornare nella sua stanza, lo vide…..in tutto il suo splendore, con gli stessi occhi del corvo che ora era scomparso.
« Ciao, uccellino », disse sorridendo
Cap.2
INCUBI E BRIVIDI
Quello doveva essere assolutamente un sogno.
Quello che Bonnie credeva di avere davanti agli occhi doveva essere per forza qualcosa di simile ad un’ allucinazione o a ad un miraggio.
Perché Damon Salvatore era morto sotto i suoi occhi. Anche se, tecnicamente, essendo vampiro era già morto anche prima.
Eppure era li.
Con la sua giacca di pelle nera che lo rendeva ancora più sexy di quello che era già.
Con i suoi capelli corvini e disordinati che gli davano un’ aria malandrina.
Con quegli occhi scaltri e le labbra sensuali che in quel momento stavano facendo il tipico sorriso di chi crede di avere il mondo ai suoi piedi. E aveva ragione.
Bello, avvenente, selvaggio, intelligente, astuto, opportunista, approfittatore, divertente, presuntuoso, arrogante, meschino……..insomma, era Damon. Anche i suoi difetti lo rendevano perfetto. Tutto questo si poteva leggere nei suoi occhi neri come il cielo di notte. E la notte era l’habitat perfetto per i vampiri sanguinari come lui.
« Sai, uccellino », incominciò a dire, « non mi aspettavo mica il tappeto rosso……..ma almeno potresti metterti a piangere dalla felicità, prostrarti ai miei piedi e promettermi che potresti fare qualsiasi cosa per me, come per esempio una notte di passione! ». E sorrise.
Era appoggiato con la spalla contro lo spigolo della parete e le braccia conserte. Blando, sicuro di se, sembrava che aspettasse veramente che Bonnie facesse quello che aveva appena detto.
Ma in quel momento, la strega era completamente incantata. Nonostante facesse un freddo cane e lei fosse in maniche corte, lei continuava a fissare Damon.
Quando vide che il vampiro, spazientito, aveva smesso di sorridere e corrugava la fronte in attesa che Bonnie facesse qualcosa, quest’ ultima incominciò a fare piccoli passi verso di lui. Lo guardò negli occhi, i quali lampeggiavano nell’ esaminarla dall’ alto in basso. Gli accarezzò le guance con le dita mentre le mani vennero a contatto con la pelle, fredda e calda allo stesso tempo, del vampiro.
« Sei un sogno………o un incubo ? », chiese la strega con un tono di voce suadente e diverso dal solito. A quel punto Damon sembrò divertito, e con un sorriso sghembo inclinò leggermente la testa: « Non lo so…. Tu che dici? ».
Bonnie stava percorrendo con le dita i lineamenti perfetti del viso di Damon. Dalla fronte, agli zigomi, alla mascella, arrivando anche a sfiorare le labbra. Ad un certo punto decise di scendere. Strisciò dolcemente le mani sul collo fin che non le fermò sul suo petto dove, anche attraverso alla T-Shirt, riusciva a sentire gli incredibili addominali del ragazzo: « Credo……un bellissimo incubo », rispose la ragazza. « Perché puoi soltanto essere il Diavolo », disse seria serrando le labbra che un’ attimo prima erano semiaperte per l’ eccitazione.
Ora anche Damon era serio. E non si erano nemmeno accorti che si erano allontanati dalla porta finestra di alcuni passi, e Bonnie era schiacciata contro la ringhiera da Damon. Quest’ ultimo le serro le braccia attorno ai fianchi per sorreggerla e stringerla a se. Il suo petto toccava il seno di lei e anche i loro bacini si sfioravano. Con una mano il vampiro le accarezzò la guancia. Lei dischiuse di nuovo la bocca e chiuse gli occhi per un istante, pronta ad abbandonarsi a quel piacere.
« Cosa provi in questo momento ? », chiese lui.
Lei ci riflette un attimo. Sentiva le guance tiepide e arrossite. In ogni punto del corpo in cui toccava quello di Damon, provava un caldo così bollente che nella superficie della pelle sentiva un freddo che la congelava.
« Ho i brividi », rispose semplicemente e sorridendo mentre teneva gli occhi ancora socchiusi.
Damon le prese il mento fra le dita e la costrinse a guardarlo negli occhi.
Bonnie si perse, in quegli occhi neri come il cielo notturno, che in quel momento stava osservando il loro momento magico. Erano incredibilmente profondi e nella loro profondità erano immensi, tanto che riusciva quasi a trovarci le stelle dentro, ma non una via d’uscita.
Lui si avvicinò lentamente al viso di lei e le diede un bacio sulla guancia, molto vicino alle labbra, facendo sentire la punta della lingua. Bonnie trattenne il respiro. Poi il vampiro si allontanò un secondo per osservare la reazione di lei. E alla fine si riavvicinò pian paino, questa volta in direzione della bocca.
Bonnie quasi tremava mentre la distanza fra le loro labbra diminuiva sempre di più.
Condividevano lo stesso respiro, odoravano lo stesso profumo.
Ormai c’ erano quasi, quando………….
Bonnie Mccullough svenì-tipico di Bonnie- fra le braccia del suo bellissimo incubo.
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« Monsieur, quello che hai fatto è stato da cafoni ! ».
« Perché ? Cos’ avrei fatto ? ».
« Hai soggiogato questa povera ragazza per i tuoi comodi! ».
« Io non ho soggiogato proprio nessuno! E’ lei che mi si è buttata fra le braccia! ».
« Ah, si !? ».
« Si………….sembrava come in trance….non lo so ! ».
Bonnie sapeva di essere fra la veglia e il sonno. Percepiva delle strane voci di cui non sapeva l’ appartenenza.
Credeva di essere lei la ragazza di cui stavano parlando e anche di essere distesa su qualcosa di duro e freddo.
Le voci continuarono a discutere: « E scommetto proprio che tu, da bravo gentiluomo, non hai approfittato dello stato d’ incoscienza della ragazza, vero? ».
Seguì il silenzio.
Bonnie non riusciva a collegare quello che aveva fatto prima di addormentarsi.
Una delle due voci disse:« Speriamo che l’ uccellino si svegli presto ! ».
Uccellino. Questa parola fece scattare qualcosa nei meccanismi della mente di Bonnie.
Qualcosa…………o qualcuno……….
Bonnie non poteva crederci. Aprì gli occhi e si ritrovòsu un tavolo di marmo in una vecchia cappella in rovine di Fell’ s Church.
Be’…………non era proprio un bel posto dove risvegliarsi, ma questo fu solo un piccolo dettaglio perché in quel momento tutta la sua attenzione si concentrò sulla persona più importante della sua vita.
« Damon ! », esclamò con tutto il fiato che aveva in gola, e con tutta la gioia che poteva esprimere.
Era veramente vivo! Poteva veramente saltargli al collo. Poteva veramente sentire la sua carne a contatto con quella di Damon.
E così fece, non le preoccupava di fare una figura eccessiva o negativa.
Non poteva trattenere tutta la felicità che aveva dentro. Tutte le sue preghiere, tutte le lacrime che aveva versato avevano servito a qualcosa. Quando lei lo abbracciò, era come se avesse ritrovato un senso alle sue giornate. Quando lui contraccambiò l’ affetto, era come se avesse ritrovato un significato alla sua vita.
« Ehi, Uccellino ! Così mi strozzi ! », esclamò lui.
Allora lei si allontanò ma non perse l’ entusiasmo: « Sei vivo ! ».
« Be’…non proprio vivo, perché sono sempre un vampiro alla fine, ma posso parlare, camminare e rimorchiare le ragazze carine! », le fece ammiccando.
Era vivo, ed era pure divertente come prima!
Questo è il paradiso.
« Uh-Uhm », dall’ altra parte della sala, qualcuno si schiarì la voce. Bonnie si voltò e vide……Sage!
Il caro vecchio Sage. Bello, abbronzato e con il suo immancabile accento francese.
« Bonjour, Madame », disse avvicinandosi. « E’ sempre un piacere rivedervi », e le fece il baciamano.
« Oh, anch’ io sono molto contenta di rivederti », rispose Bonnie.
Lui le sorrise e ci fu un attimo di silenzio in cui Damon si appoggiò su una sedia.
« Aspetta un attimo ! », esclamò Bonnie facendosi accorta. « Ma come fai ad essere ritornato in vita ? », domandò rivolta al Salvatore.
Damon fece per parlare, ma Sage l’ anticipò: « E’ proprio quello che dobbiamo scoprire, Madame ».
« E’ proprio per questo che ti abbiamo portata qui : ci devi aiutare », aggiunse Damon.
« Solo se siete sicura, Madame. Non siete di certo obbligata », disse Sage rivolgendole un sorriso rassicurante.
« A dire il vero non ho neanche capito come vi devo aiutare », esclamò Bonnie stringendo gli occhi in un’ espressione pensierosa.
Damon si alzò, si tolse un po’ di polvere dai jeans, e posando una mano su un fianco di Bonnie, disse: « Se vuoi capire, devi seguirci ». Detto questo, tutti e tre scesero le scale per andare nei sotterranei. Sage stava davanti agli altri due. Damon non aveva tolto la mano dal corpo della strega, anzi, più proseguivano, più essa scendeva verso il sedere di Bonnie. Ma non la guardò mai negli occhi. Forse il loro momento in terrazza non aveva avuto nessun significato per lui. Forse era una delle tante che “si era buttata fra le sue braccia”.
Attraverso stanze e corridoi arrivarono ad una porta e si fermarono li.
« Dopo che sono morto », incominciò a spiegare Damon, « Mi sono risvegliato nella Dimensione Oscura e non mi ricordavo niente. Nemmeno chi ero. ».
Gli occhi del vampiro si fecero tristi e cominciarono a guardare nel vuoto. « Vagavo per l’ oscurità, alla ricerca di qualcuno che mi potesse aiutare. Purtroppo non fu quello che ricevetti subito, Mi sono imbattuto in un branco di lupi mannari decisamente poco socievoli. Mi hanno pest……..be’, insomma, io mi sono difeso egregiamente……ma loro erano in tanti…. ».
Sage intervenne visto che vedeva l’ amico in difficoltà :« Insomma se non fossi arrivato io-meno male che passavo da quelle parti in quel momento- a quest’ ora lui avrebbe perso anche la sua terza chance di vita », e rise per quasi un minuto. Damon sbuffò e mandò il vampiro a quel paese.
« Vabbe’ , alla fine Sage mi ha riconosciuto e mi ha spiegato chi sono. Ora tu, Bonnie, devi ricavare informazioni sulla persona che c’ è nella stanza in cui entreremo », disse Damon.
« E chi è ? ».
« Ora lo scoprirai…..Sage, apri la porta ».
Sage fece quello che gli era stato detto, ma non ci riuscì. « Non riesco a girare la maniglia. Servono le chiavi, Damon ».
Quest’ ultimo fece una smorfia : « Ma le ho dimenticate su!.....Dai Sage, siamo vampiri, abbiamo la forza da Superman! Sfonda la porta! Ce la dovresti fare », disse enfatizzando l’ ultima frase. Sembrò una piccola ripicca per l’ intervento di Sage sull’ attacco dei lupi mannari.
« La porta è d’ argento massiccio », rispose l’ amico. Strano che fosse di quel materiale. Bonnie non se ne era neanche accorta con quella debole luce della torcia che non illuminava niente.
Damon scansò l’ amico per farsi spazio (Bonnie non si era neanche accorta che si trovavano in un corridoio abbastanza stretto) e con tutta la forza che aveva cercò di compiere l’ Impresa Impossibile. Prese una piccola rincorsa e si fiondò contro la porta. Non accadde nulla e Damon fece una smorfia perché forse si era fatto male, anche se cercò di non darlo a vedere. Riprovò anche altre volte.
Fin che non si arrese, sbuffando: «Vado a prendere le chiavi». E scomparì nel buio. Si sentirono soltanto i suoi passi contro il pavimento.
« Sapete, Madame », fece Sage, «Quando Damon ha detto che appena risvegliato nella Dimensione Oscura non si ricordava niente, ha un po’ mentito ».
Bonnie sbattè le ciglia stupita: « Cioè? ».
«Si ricordava il vostro nome », rivelò sorridendole
Boonie s’ illuminò: questo poteva significare qualcosa? Be’…..già il fatto che Sage glielo stesse dicendo, provava che aveva intuito qualcosa
« E anche quello di Elena », aggiunse.
E così si rabbuiò. Si ricordò che soltanto poche ore fa, aveva litigato pesantemente con lei. Era anche sicura che quando sarebbe venuta a conoscenza del ritorno di Damon, quest’ ultimo avrebbe ignorato la rossa ancora di più. A parte, quando Elena rifiutava il maggiore dei Salvatore per stare con il minore. In quelle circostanze, Bonnie esisteva improvvisamente per Damon!
Proprio il vampiro in questione ritornò in quel momento con un’ aria molto tenebrosa. Chissà se aveva sentito quello che le aveva appena detto Sage. Con se aveva le chiavi-con cui aprì la porta-e una mazza da baseball.
« A cosa ti serve quella ? », chiese la strega indicando la mazza.
Lui si girò verso di lei e sorridendo, rispose: « E’ per svegliare il cucciolo ! ».
Lì, in quella specie di caverna sotterranea alla chiesa, c’ era solo una luce fioca di una candela, ma fu sufficiente per illuminare quello che Damon definiva “il cucciolo”. Era un uomo, disteso per terra, molto peloso e legato ad alcune catene. Ora stava dormendo in una posizione prona, quindi non riusciva a vedergli il viso.
Da Damon partì un bel colpo, dritto sulla schiena del cucciolo, il quale emise un gemito e si girò facendo vedere la sua faccia.
Bonnie non ci poteva credere: quello era Tyler Smallwood!
Non vedeva Tyler da quando avevano combattuto contro Klaus, e al momento era il padre dei figli di Caroline. Era per colpa sua se la sua amica era stata ridotta in quelle condizioni. Certo, anche Caroline non era una santa-infatti ne aveva fatte passare tante ad Elena ultimamente-, ma non avrebbe mai augurato a nessuno di rimanere in cinta di un lupo mannaro, crescere dei piccoli lupi mannari e diventare un lupo mannaro.
« Allora, come va lupacchiotto ? », chiese Damon con aria sfacciata.
« Secondo te, stronzo ? E’ da tre giorni che mi tieni segregato in questa cazzo di caverna come se fossi un cane !», disse il figlio del sindaco con una voce animalesca che gli aveva sentito usare poche volte. Questo le aveva fatto venire in mente molto ricordi, come quando Tyler aveva aggredito Meredith in cimitero, dopo che erano state uccise Sue Carson e Vicky Bennett. Si ricordava che Sue era morta al compleanno di Meredith e durante il caos aveva sentito una mano sudata che la afferrava. Si ricordava di quanto l’ aveva presa in giro, dopo che la polizia le aveva interrogate.
Sue e Vicky ora erano di nuovo vive, ma se Elena non avesse chiesto questo favore alle Guardiane, sarebbero rimaste morte e parte della colpa sarebbe stata di Tyler.
Quindi quello che stava passando poteva anche sopportarlo.
« Caro Tyler, è ovvio che ti tratto come un cane, se tu SEI un CANE !», disse Damon scherzando mentre appoggiava un braccio sulla spalla di Tyler che si era messo a sedere. Quest’ ultimo ringhiò alla provocazione.
Poi Damon si rivolse a Bonnie: « Lui era uno dei licantropi che mi hanno attaccato ».
MALEDETTO. Come poteva aveva osato a fare del male al suo Damon?
« figlio di puttana…. », sussurrò. Probabilmente i due vampiri l’ avevano sentita, tanto che sembravano un po’ stupiti, Tyler invece si guardava attorno un po’ spaesato e strizzava gli occhi continuamente come se avesse la cataratta.
« Quindi cosa dovrei fare con lui ?», chiese Bonnie, enfatizzando il suo disprezzo verso Tyler quando disse “ con lui”, e dimenticandosi che i due vampiri gliel’ avevano detto prima di entrare nella caverna.
« Tranquilla, il dog-sitting te lo risparmiamo », la tranquillizzò Damon ammiccando.
« Io e Damon abbiamo già provato a soggiogarlo e leggergli il pensiero, ma ha una resistenza di ferro, quindi volevamo chiederti se potevi fare qualcosa tu! », le spiegò Sage.
Ci pensò un attimo………be’ Tyler era un idiota, ma poteva anche provare a sopportarlo per Damon, no?
« Okay…. »,rispose sorridendo, « Ci posso provare, ma ho bisogno di concentrarmi, quindi se mi poteste lasciare da sola…..»
« Aspettate…..devo stare qua da solo con questa sfigata della Mccullough?», urlò Tyler.
Immediatamente Damon-dando voce agli istinti omicidi che provava la piccola strega in quel momento-sferrò un’ altro colpo contro Tyler con la mazza da baseball. « Attento a come parli !», gli urlò in faccia dopo averlo preso per la camicia.« Ringrazia Dio, che non ti abbia già ucciso!». E gli diede un pugno in faccia così violentemente, che dopo gli colò sangue dal naso.
Dopo di che, Damon e Sage uscirono dalla caverna. Ma in quel frangente di tempo in cui Sage era già uscito e Damon era ancora dentro, quest’ ultimo si avvicinò a Bonnie e-incurante del Tyler puzzolente vicino a loro-le diede un lieve bacio sulla guancia. « La mia streghetta è proprio adorabile ! », le sussurrò all’ orecchio. Poi le prese la mano e gliela baciò mentre teneva gli occhi fissi nei suoi: « Anch’ io so fare il baciamano! ».
Bonnie gli sorrise e si sentì la donna più felice del mondo.
Si girò verso Tyler, sospirando. Sarà dura, pensò mentre osservava il ragazzo che mischiava il sangue provocato da Damon, alla sua bava.
Così, rimasta sola con Tyler in quella caverna, non le rimaneva che quell’ unica candela per far luce nel buio.
Spero che vi sia piaciuto