| Un filo di luce attraversò la finestra della camera di bonnie. E la svegliò. "Oh Cielo, ma che ore sono?" disse. La sua voce calda e magnetica rispose "Mezzogiorno, uccellino". Bonnie si voltò verso Damon. "Buon giorno" disse questo e baciò Bonnie. Lei rispose con un altro buon giorno, e un altro bacio. Bonnie strinse gli occhi, c'era troppa luce la dentro. Quasi... un sogno. "Ma che ore sono?". Nel silenzio della sua cameretta non rispose nessuno se non il tacito ticchettio della sveglia sul comodino. Prendendola, Bonnie vide che erano le sette e mezza. Doveva assolutamente studiare. Un'altra mattina a studiare sarebbe stata davvero penosa. Ma doveva farlo. Se non voleva di nuovo ricadere nei ricordi di una settimana prima. Quando aveva detto a Damon di sparire... Ma chi gliel'aveva fatto fare?? Perché si era arrabbiata così? Perché?! Perché non aveva calato la testa a Damon, perché perché perché! Basta Bonnie, non caderci di nuovo. No, no. Devi studiare per gli esmai di preparazione alla facoltà di legge. Devi fare la brava, studiare, diventare un avvocato.. e scappare il prima possibile di qui. Accese la radio. Una musica riempì l'ambiente e la sua mente, come sottofondo di quella mattinata di studio, di leggi e di pratiche che doveva imparare. Quando squillò il telefono di casa, Certo perché quello mio è caduto dal mobile, maledizione!, Bonnie scese giù a rispondere. "Bonnie, sono Elena". "Oh Ciao, dimmi". "Aspettavi forse una chiamata?" "Uhm, no. Perché?" "Non so, sembri un po' delusa!". "Che scema, non scherzare!". Ti prego Elena, non scherzare sulle mie delusioni. Non girare il coltello nella piaga. "Su dai, scherzavo. Comunque ti ho chiamato per dirti se stasera ti va di uscire. Sai, una serata per sole ragazze". "Come mai questa bell'idea?" "Non ti va di passare del tempo con la tua migliore amica?" "Ho capito, ci hanno invitato a qualche pigiama party da strapazzo". "Si, le sorelle Bradford.Ci tengono tanto che veniamo!". Tengono tanto al fatto che tu venga, Elena. Non mi va proprio di fare la spalla, ancora. Il liceo pensavo fosse finito. "Non potevi dire che dovevi uscire con Stefan? Io avrei molto da studiare.." "Beh in realtà, un po' ci tengo ad andarci. E' da tanto che non stiamo un po' assieme, tu ed io!". Non è da tanto, è da una settimana. E' da quando ho definito davanti a Damon che tutto quello che mi aveva circondato fino a quel momento era stata merda. E tu ti sei dimostrata così comprensiva nei miei confronti. Anche per questo non ti ho chiamato. Perché non posso essere come te, Elena? Perché non posso essere sicura di me stessa? Perché non posso prendere quello che voglio quando voglio e come voglio, senza che nessuno mi critichi?. Sospirai al telefono. "Se proprio non ti va, sarà un'altra volta tranquilla". "No, mi va!". "Quindi vieni?" "Sicuro" "Davvero non ti disturbo?" "Certo, Elena. Tu non mi disturbi mai". Si salutarono e Bonnie posò il ricevitore. -Da quando passare del tempo con te Elena, è diventato qualcosa di così doloroso per me?-. Per poi staccarlo direttamente. Si raggomitolò ai piedi del mobile che sosteneva il telefono di casa. Bonnie quella mattina, si abbandonò ad un pianto taciturno e tranquillo. Come se fosse una cosa normale, come se stesse solamente respirando. Ma non era normale. Non era per niente normale.
a grande ritornoooooooooooooo.... Una Bonnie lacrimogena!
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