After Hours...traduzione.

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view post Posted on 4/12/2009, 16:13

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Buon pomeriggio ragazze, finalmente ho finito di passare sul pc un'altra parte della storia (ho fatto più velocemente che ho potuto dal momento che sono stata minacciata di morte ^_^)


Tick.
Bonnie non vedeva niente, non sentiva niente ora che si trovava di fronte alla biblioteca, ma era sicura di aver sentito un Tick.
Cosa poteva significare? Non si era accesa nessuna luce; nessuna luce in alto o torcia, e sarebbe stata la prima cosa che un insegnante o un custode avrebbe fatto, giusto? Accendere un qualche genere di luce.
A meno che quella persona non era venuta ad assicurarsi che le regole scolastiche venissero rispettate. A meno che non fossero venuti per lei.
Bonnie non credeva nei fantasmi, non realmente. Ma nella sua testa c’erano centinaia di porte chiuse, dietro ognuna delle quali si nascondeva un uomo nero. Loro erano degli orchi che lei aveva chiuso dietro a porte solide quando era bambina, ma di notte – di notte tendevano a venir fuori.
E succedeva così che gli istinti di Bonnie, diventavano come quelli di un gatto. Infatti, quando gli orchi aprivano le porte e andavano da lei, lei diventava più un animale che un essere umano. Lasciava, semplicemente, che i suoi istinti prendessero il sopravvento.
La luce del soffitto si spense.
E gli istinti di Bonnie, in due limiti, le fecero fare dieci passi a destra. Bonnie approdò sui palmi e camminò in punta di piedi come un gatto, accucciandosi.
Qualche cosa era atterrato sulla sua sedia. E l’aveva frantumata in pezzi.
“Hey, ragazza – da questa parte. C’è un’uscita!” sussurrò una voce dal suono umano. Infatti, suonò come quella di un bel ragazzo, non molto più grande di Bonnie. Ma Bonnie aveva un presentimento – questa era un po’ troppo una coincidenza; che un bel ragazzo fosse entrato insieme ad un mostro.
Rapidamente, con le mani e le ginocchia, cominciò ad allontanarsi dalla voce e dalla sedia. Trovò un angolo scuro nella sezione per bambini per difendersi. Leggera e silenziosa come una foglia primaverile scivolò sotto ad un tavolo.
“Tu – tu mostro”, stava dicendo la bella voce. “Prendi me! Ma lascia stare la ragazza!”
“La carne è dolce”; cantò una voce terribile – un suono simile ad un rosicchiare di ossa. “E l’odore di paura è così vicino.” Cominciò a ridere insanamente.
“Non ho paura di te” , disse la bella voce. Poi un altro bisbiglio, “Su, bambina. Vieni verso la mia voce”.
Bonnie non si mosse. Non perché non si fidasse della bella voce – anche se non lo raggiungeva. Non si mosse perché non poteva. Le sue stupide gambe si erano congelate sul posto.
Meredith aveva ragione, Meredith aveva ragione. Perché Meredith aveva sempre ragione. Ma quando avrebbero ritrovato Bonnie, sarebbe stata solo un palo di ossa incrinate e levigate, e Meredith avrebbe saputo solo dopo che Bonnie aveva appena finito di convincersi che passare la notte nella biblioteca era un’idea veramente, veramente stupida.
Bonnie era brava a parlare velocemente – anche a se stessa. Tutto questo era passato nella sua testa prima che l’eco della bella voce si fosse affievolito.
Ora era incuneata nell’angolo, sotto il tavolo, protetta su tre lati ma scoperta sul quarto, e non aveva nessuna arma.
Timidamente, come ragni che lei si era affrettata a mandare in missione in direzioni opposte, fece camminare la punta delle sue dita intorno a lei. Sapeva che il signor Breyer e la signora Kemp ci tenevano a vedere la biblioteca immacolata.
Ma sapeva, anche, che entrambi non erano previdenti e che un intero tesoro d’immondizia si trovava sotto ai tavoli della biblioteca.
Dopo un momento la sua mano destra terrificata entrò in contatto con qualcosa che rotolava leggermente ed era alto e curvo – Oh , Dio, era solo un vecchio bicchiere di plastica, un grande, sicuro, bicchiere di Mc’ Donald’s extra-large, ma cosa ne avrebbe fatto contro un nemico? Attento! Ora subirai la collera della mia tazza di plastica!
Ma la sua mano sinistra, tremante, fece una vera scoperta. Una riga. Ma non una riga qualsiasi, una d’acciaio. Velocemente, scambiò di posto gli oggetti nelle sue mani, proprio quando la bella voce arrivò alla fine del tavolo alla sua destra.
“ Veloce”, bisbigliò, “ora raggiungi la mia mano”.
Non c’era nessun motivo che portasse Bonnie ad avvicinarsi alla sua mano, specialmente ora che la sua voce aveva assunto un tono colloso ed appiccicoso, come se lui stesse cercando di non sbavare.
“Siamo quiiiii”, disse la voce rosicante alla sua sinistra. Sembrava stesse venendo sempre più vicino, proprio allo stesso ritmo della bella voce.
E poi ci fu un rumore dal tavolo.
Tick.
Un rumore alla sua destra.
Tick.
Un rumore alla sua sinistra.
Come un pezzo d’osso affilato o fornito d’artiglio in cima al tavolo.
Tick.
Tick.Tick.
I rumori erano più vicini.
Okay. Ora Bonnie non poteva ignorare la realtà. C’erano due cose con lei nel buio, e si stavano facendo sempre più vicine, e appena avrebbe potuto vedere tra le due piccole sedie, sarebbe scappata prima di farsi trovare sotto al tavolo. C’era qualcosa di strano, realizzò improvvisamente. Quando si era gettata sotto al tavolo, non era stata in grado di vedere tutt’intorno – era un nascondiglio, uno slancio istintivo. Ora riusciva a vedere, anche se solo debolmente, dal soffitto della biblioteca alle finestre. Ciò voleva dire che era in grado di localizzare vagamente l’uscita.
Ma poteva scommettere che le due cose riuscissero a vedere nel buio molto meglio di quanto faceva lei. Loro sapevano precisamente dov’era. E la sua intuizione fu terribilmente confermata dal successivo tick che venne dal dietro di una sedia – abbassando il tavolo.
Tick.
Ti hanno trovato.
Tick. Tick.
Si abbassa ancora.
Tick. Tick. Tick.
In un minuto ti bloccheranno dalla tua unica via di fuga…
Tick. Tick. Tick…
“Vieni fuori”, disse la ‘bella’ voce, ora non stava più fingendo di essere bello, ma gutturale e sbavante. “Vieni fuori a giocare… o dovremmo venire a prenderti?”
ESCI! Urlò la mente di Bonnie.
“Conosco dei giochi divertenti che possiamo fare insieme - ”
ESCI ORA!
Bonnie si catapultò fuori dall’apertura fra le due sedie come un coniglio attraverso un campo. A suo modo, agitò entrambe le mani selvaggiamente, istericamente, non usò gli oggetti come sperava di fare ma li agitò intorno a lei in ogni modo.
Meredith, una volta, aveva tentato di spiegare a Bonnie che reazioni di panico come questa erano normali. Quando una mente consapevole non sa cosa fare, viene presa dal panico – tenta dei comportamenti che nessuna mente sana saprebbe elaborare. Che di tanto in tanto portano alla scoperta di un comportamento nuovo e utile, disse Meredith. Bonnie non lo aveva mai completamente capito, ma ora lo stava vedendo in azione.
Quando Bonnie era uscita a razzo tra le due sedie, aveva spinto a sinistra il bicchiere di plastica con tutta la sua forza e aveva catturato il lupo mannaro rosicante con il suo lungo muso chiuso. La forza della spinta di Bonnie bloccò la plastica fino alla mascella dell’animale.
Con la mano destra Bonnie colpì con tutta la sua forza servendosi della riga d’acciaio, prendendo il lupo mannaro ringhiante dritto attraverso un occhio. Questo cacciò un ululato e si fece indietro.
Poi tutto divenne bianco.
Divenne bianco perché qualcuno – uno dei mostri – pensò Bonnie – aveva acceso le luci. Non avevano più niente da guadagnare dall’oscurità così adesso potevano far vedere bene la loro forma.
Bonnie non poteva essere aiutata – nessuno poteva realmente aiutarla – ma gettò uno sguardo per vedere quale era la loro vera forma.
Erano orrendi. Ed erano chiaramente dei lupi mannari.
Bonnie pensava che i lupi erano belli e che alcune persone erano belle, ma quello che ne veniva fuori se li combinavi era orribile. Oltre ad essere allampanati e pelosi con zampe troppo lunghe davanti e dietro, le loro belle faccie da lupo erano orrendamente combinate con quelle rotonde umane – tipo teschi, e gli occhi erano davanti, come quelli di una persona. Stavano accovacciati, ma Bonnie avrebbe potuto dire con un’occhiata che erano nerboruti, costruiti per andare veloci. Per cacciare. Per uccidere.
Solo al momento sebbene, lo erano ancora.
“Come hai fatto a farlo?”, chiese uno con una voce gutturale. Stava guardando le luci sul soffitto con il suo occhio buono.
L’altro non poteva dire niente, anche se una schiuma bianca formò bolle intorno alla sua bocca. Il suo muso lungo era conficcato fino al fondo del bicchiere di plastica, e anche se i muscoli della sua mascella avevano una forza enorme, sgranocchiare all’ingiù, non era come aprirle all’insù. Sembrava uno sciocco col naso nel bicchiere, cercava di ringhiare e mordere la plastica, ma nonostante ciò era ancora abbastanza pauroso tanto che Bonnie vide un brillante grigiore di fronte ai suoi occhi.
Oh, no, no…
Era la fine. Lei stava…
Lei stava per svenire.
“Da questa parte, idiota”, disse la voce gutturale e il primo lupo mannaro scavalcò l’altro. Chiuse la sua zampa anteriore intorno al bicchiere e tirò. Ci mise poco tempo prima che il bicchiere divenisse scivoloso grazie alla saliva messa con il pollice dal primo lupo mannaro – scalpitando di meno.
Bonnie vide le persone che amava prima che un grigiore brillante offuscasse il suo campo visivo: la Mamma, e sua sorella Mary, e Meredith e Elena chiaramente, e Caroline – ad ogni modo, e il suo ragazzo Raymond, e Matt Honeycutt, che era un grazioso quarterback con i suoi capelli biondi, e Stefan, il magnifico ragazzo nuovo che Elena stava cercando di conquistare, e il ragazzo che quest anno sedeva dietro a lei a sociologia.
“Troppo luminoso”, si lamentò il lupo mannaro che stava fingendo di essere bello. “Chi ha acceso le luci?” Aveva gli occhi blu che lo facevano essere ancora più orrendo dell’altro. Gli occhi blu erano troppo chiari per trovarsi bene su un muso di un lupo – la sua inadeguatezza stava peggiorando.
“Zitto”, ringhiò l’altro. Aveva artigli neri al posto delle unghie e ora ne utilizzava uno sullo scaffale per produrre il suono che Bonnie aveva sentito prima.
Tick.
Il suo volto era orribile a causa di una ferita che percorreva a metà il suo occhio e copriva il suo torace di sangue.
“Avanti guarda”, disse a Bonnie con la sua voce gutturale lenta e profonda. “Sto già guarendo. Non mi hai fatto niente ma sono arrabbiato, e giuro che hai commesso un brutto errore. Morirai… lentamente. Mi implorerai di ucciderti prima che tu muoia.”
“Si, si, è ora di cominciare a giocare”, disse l’altro lupo mannaro, non sembrando molto sensato nella sua sete di sangue.
Tick…
“Lenta”.
Entrambi i lupi mannari avanzarono verso di lei.
Tick…
“Dolorosa”.
Tick…
“Morte”.
Anche se tutti gli istinti di Bonnie le dicevano che scappare era inutile, cominciò a correre.
Ed immediatamente fu presa per la vita e immobilizzata.


Cosa succederà alla povera Bonnie?
Lo saprete alla prossima puntata ^_^
*me si nasconde dopo aver notato strane lucine rosse puntate alla testa*
 
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Vampire_Inside.95
view post Posted on 4/12/2009, 16:44




piacere sona io simona^^



ma ke mi combini!?!??! Lucine Rosse!? Seeeeeeeee mi preparo il Bazuka! Ma perché finisci al momento più bello!!?!??!' Crudele Sadica Crudele! e Sadica!
 
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view post Posted on 4/12/2009, 16:48
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PARABATAI


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ahahah sei crudele! XDXD alla parte migliore XD
 
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Marcie**
view post Posted on 4/12/2009, 18:27




ma noooooo xDD sei proprio cattivaaa ç___ç
ci lasci sul più bello ç____ç
 
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view post Posted on 4/12/2009, 22:06

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Buonasera care, vi annuncio ufficialmente di aver terminato di copiare la storia sul pc image, quindi riesco finalmente a postare L'ULTIMA parte di After Hours.
Non sono poi così cattiva in fondo :lol:
Aspetto le vostre considerazioni dopo che avrete terminato la lettura, soprattutto sulla scena finale che trovo assolutamente fantastica. :wub:


“Ora, ora”, disse Damon prendendo la sfuggente rossa appena lei cominciò a precipitarsi dietro alla libreria dove si trovava lui, permettendo ai suoi occhi abituati al buio di adattarsi alla luce. Ora stavano bene, ma c’era voluto del tempo. “Là, là”.
Uscì, tenendo ancora la ragazza, e poi sfoggiò un sorriso brillante, che si spense immediatamente come una candela bagnata dall’acqua. “Tre possono essere una folla”, disse alla terrorizzata, quasi svenuta ragazza fra le sue braccia, “ma quattro sono abbastanza per un incontro di bridge, giusto?”.
“Tu succhiasangue - ”, cominciò il lupo mannaro con la voce gutturale, appena Damon fece scivolare attentamente la ragazza semi-svenuta su una sedia, cospargendo il tavolo di carta per assicurarsi che non si sarebbe fatta male alla testa nel caso fosse svenuta. I danni alla testa potrebbero essere pericolosi e interferirebbero con la capacità di lei di ammirarlo.
“ Ora, lasciami addestrare questi due per un minuto”, disse Damon alla ragazza, aggiungendo, “Cani cattivi! No! Seduti!”, rivolgendosi ai lupi mannari. Arrivò con grazia dietro alle creature prima che loro potessero muoversi e le afferrò dietro la nuca con una mano. Un momento dopo li stava trascinando fuori dalla porta, dove si accontentò di un rapido colpo dietro al collo di entrambi. Dopo di che tornarono di nuovo alla loro forma umana, e alla loro bassa, indecente vita umana. Il loro odore di creature umane era cattivo tanto quanto quello di lupi mannari, e questo diceva molto. Damon sputò qualche volta, si asciugò la bocca, stirò e spazzolò la sua maglia nera di cachemire prima di ritornare dentro dalla sua fanciulla.
Lei stava debolmente cercando di alzarsi, i suoi occhi guardavano la riga insanguinata sul pavimento.
“Ora, ora. Là, là. Ora, là.”, disse Damon, impedendole di arrivare alla riga. “Hai fatto davvero un bel lavoro con questa ma ora non ne hai più bisogno. Ora loro sono in paradiso. Bè, all’inferno, più probabilmente, ma il punto è che non più bisogno di preoccuparti.”
La fanciulla, che era eccezionalmente minuta e bella ed aveva, per un vampiro la più squisita caratteristica di tutte, un collo lungo e delicato, lo stava guardando appassionatamente. Era bella, tanto era bassa. Damon non si curava molto delle ragazze alte perché lui stesso non era molto alto. Aveva anche – non potevi non notarlo – occhi particolarmente grandi nella sua piccola faccia a forma di cuore, che le davano l’aspetto di un gattino. Erano occhi marrone chiaro, con un cerchio scuro sull’orlo all’esterno dell’iride, poi un cerchio marrone e molto leggero, come se la luce li facesse brillare nel centro, e poi un altro cerchio scuro intorno alla pupilla. I suoi capelli erano del colore delle fragole ed erano arricciati sofficemente tutto intorno alla sua testa in modo da farti pensare “folletto”.
Damon le sorrise, non preoccupandosi di nascondere i suoi canini allungati.
“Oooh”, ansimò la fanciulla, abbracciando Damon nel buio, capelli di seta accuratamente calzati in uno sguardo a cuore aperto. “Oooooh. Magnifico”.
“Scusami?”
“Volevo dire: ooooh, mi hai salvato!”
“ Bè, ti ho aiutato”, disse Damon in un profondo e molto falso senso di modestia.
“Ooooh, erano dei mostri”.
“Bè, non sono un pericolo ora”, disse Damon.
“Ooooooh, stavano per mangiarmi!”
Damon si chiese se dovesse lamentarsi prima di parlare, come faceva la ragazza. Forse faceva parte del dialetto regionale. Voleva farla sentire a suo agio. “OOH!” disse, in modo un po’ più violento di quanto volesse, e la ragazza sobbalzò nelle sue braccia, i suoi occhi marroni divennero enormi. “Sì, lo erano”, convenne in pieno.
“Oh, mio Dio”, disse la ragazza, dimenticando l’ “oooh” dopotutto. “Chi sei tu? Non ti approfitterai di una ragazza indifesa a questo punto, giusto?” aggiunse, e chiuse gli occhi.
“Oh, bè, forse un pochino”, disse giovialmente Damon, guardando le belle vene color lavanda sul collo di lei.
“Oooooooooh.”
Damon stava in piedi e guardava impotentemente verso la fanciulla, notando con inquietudine quanto pesasse pressoché nulla nelle sue braccia, tanto che la pelle di lei aveva la capacità di splendere come quella di un bambino, e nel complesso gli sembrava molto più una bambina che una ragazza.
Lui si schiarì la gola.
Gli occhi marroni si aprirono. Non solo erano insolitamente grandi ma erano anche piuttosto distanti fra loro, tanto che impartivano uno sguardo fanciullesco alla sua proprietaria.
“Si?”, disse lei, guardando con disappunto, che non c’era niente da fare per i canini di Damon.
“Ah”, disse lui, cercando di utilizzare un po’ di velluto della notte nella sua voce. “Um. Sai cos’erano quelle due cose?”
“Oooh, sì. Erano oooh lupi mannari.” Rabbrividì.
“ Quindi hai trovato molti lupi mannari qui?”
“OoooooooOOh! No!”
“Ah”, disse Damon, che era sobbalzato un po’ alla fine di questo lamento. “Beh. Erano decisamente creature della - ”
“- oooooh, notte!”
“E, ah, conosci altre creature della notte?”
“Ooooh, lupi mannari e vampiri e streghe e fantasmi e demoni e succubi, ed incubi e folletti cattivi e diavoletti e, oooh, boggins e fuochi fatui, e oooooh - ”
Damon scattò al lamento strategico. “Ok, aspetta, torna all’inizio e ripeti il secondo.”
Gli occhi marroni si sbarrarono e le pupille si dilatarono con paura, poi la ragazza scagliò un rapido sguardo intorno alla stanza e verso il soffitto.
“Wuh – streghe?” esitò. “ Ne conosco una – ne conoscevo una – ma non era affatto cattiva. Era mia nonna e sapeva quando sarebbe morta perché mi inviò il mio regalo di compleanno un mese prima e il -”
“Fermati!” disse Damon. La ragazza aveva una voce particolarmente melodiosa ed ascoltarla non era particolarmente difficoltoso – era come ascoltare un usignolo o un chiurlo, ma doveva arrivare al punto. “Le streghe erano le terze nell’elenco, in realtà. C’era qualcos’altro prima di loro”.
“No”, disse la rossa, “Lupi mannari e streghe e vamp- ”. Si fermò, mettendo la sua piccola, delicata mano sulla bocca. “Vamp-iri?” concluse, dopo aver deglutito al centro della parola.
Damon si sentì immediatamente sollevato. Erano arrivati al punto. Sorrise di nuovo, brillantemente.
La ragazza dai capelli di fragola guardò il suo sorriso. Lo guardò molto attentamente. Damon era felice di aver superato le sfide linguistiche e continuò a sorridere per molto tempo, circa un intero secondo.
Nel momento in cui spense il sorriso, la rosse smise di esaminarlo.
Damon sapeva quando lo faceva, precisamente, le sue ciglia battevano in maniera grandiosa – sua nonna l’avrebbe approvato, la sua faccia diventava bianca come il marmo, ed il suo corpo si accasciava, facendo scontrare la sua riccia testa di fragola con il pavimento di legno.
Avrebbe utilizzato poteri sovrumani per prenderla prima che il suo piccolo corpo colpisse terra, a capofitto, e fortunatamente Damon gli aveva.
Afferrò il piccolo, melodioso uccellino dai capelli rossi un istante prima che cominciasse a cadere, prendendola per la sua vita minuta e … ancora una volta tornarono a squadrarsi, con lui che la teneva, ma questa volta con l’aggiunta dell’inconsapevolezza di lei. Lui cominciò a cercare qualcosa su cui porla ma appena stava per utilizzare un tavolo da studio le ciglia di lei scintillarono di nuovo, si lamentò leggermente,e poi si svegliò.
“Oooh, sei solo tu – sei tu!” esclamò, passando da rassicurazione a terrore in circa un decimo di secondo. Lottò debolmente per uscire dalle braccia di lui. Dato che il suo obiettivo sarebbe stato cadere con il didietro sul pavimento, Damon non glie lo lasciò realizzare.
La rossa stava anche armeggiando con il suo lungo collo delicato – un collo da ballerina, se mai ne avesse visto uno – perfetto per il Lago dei Cigni – “Sono io…? Lo fai…? Lo hai già fatto…?” gli chiese.
“Mai. Non approfitterei mai di una fanciulla addormentata.” Perché non gradirei la carne fredda, insensibile, pensò Damon. Del calore, del piacere vibrante, così come della forza vitale di una bevuta squisita come quella ne avrebbe fatto tesoro, non sprecandoli appena si fosse addormentata.
La ragazza stava ansimando nelle sue braccia come un cervo ferito, avvicinato da cani da caccia. “Almeno – mi hai salvato – da quei mostri. Loro mi avrebbero torturato.”
La guardò, il modo in cui lei strinse la piccola croce d’oro al suo collo, il modo in cui lei guardò il cielo illuminato solamente dal chiaro di luna, il modo in cui lei teneva una mano verso di lui come se capisse l’incomprensibile salvatore, Damon era sconcertato. C’era qualcosa di… irreale in quel momento.
Poi comprese che era esattamente quello che sembrava. Irrealtà. Lei stava preparando una scena drammatica, un ritratto per la tela. Uno avrebbe potuto pensare facilmente anche a dei nomi: La Fanciulla e il Vampiro; o, più poeticamente, L’Ultimo Tratto Verso la Luce. Se solo ci pensava, rimaneva affascinato da quello che vedeva la sua mente, lei indossava una camicia da notte bianca e gonfia che scivolava su una spalla lucente, e la finestra era un cerchio di legno modellato. Che momento! Che ritratto! Che fanciulla!
L’unico problema era che lei era due o tre anni troppo giovane.
Emotivamente. Mentalmente.
Lo capì, perfino, con l’esilità di lei pigiata contro di lui fermamente, fisicamente.
Lui non cenava con i bambini. E in nessun caso…
“Stai immaginando che lo farò?” le chiese ironicamente.
Lei chiuse gli occhi e incrociò le mani sul petto. Un’attrice nata e una civetta se lui mai ne avesse vista una. “Prendere – il mio sangue”, disse in tono di dolorosa ed umile accettazione.
“E riesci ad immagini quanto me ne servirebbe?”
“Quante pinte di sangue ci sono nella circolazione umana?”. La sua fanciulla dimenticò di sembrare una vergine sacrificale e mise una nocca nella fossetta di una guancia, come se volesse grattare in profondità. “Heh”, disse imbarazzata, l’umore a pezzi, “non so”.
“Beh, non ho bisogno neanche di una pinta”, disse Damon, sentendosi piuttosto seccato. “E in ogni caso, non voglio prenderlo da te”.
“Lo vuoi!” esclamò indignata la fanciulla. “Perché no? Solo perché Meredith e Caroline ed Elena sono più – più…” – stava tracciando una sorta di clessidra con entrambe le mani – “Più in alto, giusto? Ci sto arrivando, anch’io. Ho compiuto diciassette anni due giorni fa. Se mi avessi vista vestita decentemente, lo sapresti!”
Ora l’umore era completamente rovinato, per Damon. E si – si sarebbe dannato se avesse lasciato che qualsiasi altra creatura dell’oscurità si fosse cibata di lei ora che lui l’aveva salvata.
“Raduna le tue cose”, disse con rabbia.
“Perché?” La fanciulla schioccò di nuovo, in tono provocatorio.
“Perché ti porto a casa, ridicola piccola scema. Cosa stavi facendo tutta sola in un grande edificio come questo dove non vive nessuno?”
“Stavo studiando! Ho una relazione da fare!”
“Beh, se non fosse per me adesso staresti studiando nell’al di là e non dimenticarlo.”
“Beh, non mi importa!”, la fanciulla – no, la piccola ragazza disse, cominciando a piangere. “Tu non” – singhiozzò – “non hai il mio insegnante di storia – singhiozzò. Lui riderà di me – singhiozzò – di fronte a tutti!”
“Quelli sono i peggiori”, disse Damon, ricordando le umiliazioni subite attraverso gli anni a causa del Signor Lucca. “ E sempre dopo che è stato ad una festa e i suoi mal di testa”.
“Oh, mi capisci”, si rivolse a lui la ragazza, singhiozzando, e mettendo la sua testa sulla spalla di lui.
“A che epoca ti riferisci? E che paese?” Disse Damon, una piccola smorfia sulla sua bocca si accese.
“Inghilterra e Spagna, intorno al 1533 – gli anni prima, gli anni dopo.”
“Beh, cosa vuoi sapere?” chiese Damon, sfoggiando ancora una volta il suo sorriso più brillante – quello che faceva diventare le ragazze delle pozze tremanti – intorno alla stanza. “Credo che molto probabilmente sia in grado di aiutarti al riguardo. Sai ero nei paraggi – più o meno – e quello che non ho visto l’ho saputo dai pettegolezzi. Dico sempre che se non c’è un buon pettegolezzo, non è accaduto.”





Alba. Bonnie, più o meno sonnambula, venne aiutata ad uscire dalla sua macchina mentre stringeva uno zaino tra le braccia.
“Ora ricordati di essere sorpresa quando troveranno tre persone morte in biblioteca – specialmente quel poveraccio che hanno ridotto ad un mucchio d’ossa.”
Bonnie rabbrividì e aprì i suoi occhi castani ed espressivi. “Tu mi hai salvato prima che la stessa cosa accadesse a me.” Sembrava un piccolo, rosso uccellino, con il piumaggio fradicio dalla testa ai piedi.
“Beh – non ci badare”, disse il ragazzo, cercando ancora una volta di fare il modesto. “E ricorda di battere a macchina tutti i pezzi che ho scritto, ma non stupirti del perché lo fai. E’ essenziale.”
“Molto essenziale”, Bonnie si dichiarò d’accordo borbottando, e poi si trovarono sulla sua porta d’ingresso. “Grazie – oh, tantissimo!” Detto questo si mise in punta di piedi, chiuse gli occhi e puntò le sue labbra aggrottate verso il ragazzo di punto in bianco.
Ci fu una lunga pausa e poi il più leggero, più caldo, lieve tocco di labbra sulle sue. Fu il bacio più dolce che avesse mai ricevuto – il più sexy.
“Beh, arrivederci, allora – uccellino”, disse una voce e Bonnie aprì gli occhi per guardare nel profondo quelle inesplorate pozze nere, e poi fu da sola. Totalmente sola. Per essere sicura si guardò intorno e trovò conferma. C’era la sua machina, ben parcheggiata sulla parallela – stava migliorando molto nel farlo – ma era sola e… e… beh, sicuramente era sola! Era riuscita a rimuoverlo – aveva studiato ogni notte nella biblioteca del Robert E. Lee, e non era accaduta nessuna cosa fuori dal comune. Certo, le aveva fatto paura vedere la macchina del Signor Breyer fuori al parcheggio nel suo solito posto, ma probabilmente stava sostituendo la Signora Kemp – e aveva cominciato piuttosto presto, oltre tutto.
Tutto sommato, aveva avuto una fortuna incredibile a non aver incontrato nessuno dei bibliotecari!
Ora non vedeva l’ora di dire ad Elena e Meredith e Caroline quello che aveva fatto. Tutto da sola! Non poteva crederci, lei! Accarezzò il suo zaino. Ma in esso c’era la prova. La Coscienza Di Una Regina era la migliore ricerca di storia che avesse mai scritto e avrebbe lavorato tutto il giorno per aggiustare i pezzi non ancora ben delineati. Probabilmente avrebbe preso una A!
Qualcosa di molto profondo nella sua testa le disse di guardarsi alle spalle.
Lo fece, ma non vide niente oltre ad un magnifico corvo nero che volò da un ramo verso l’alba.



Damon volò via, guardando i quartieri divenire delle macchie sotto di lui, e al di sotto, i suoi occhi scrutavano il Potere, le Linee di Ley che qui si incrociavano e rincrociavano, adescando ogni sorta di spazzatura, da quei disgustosi lupi mannari al suo più giovane fratello Stefan.
La ragione per cui Damon stava girando in tondo era semplice: aveva fame.
Non era stato capace di sfruttare le vene del piccolo uccellino rosso. Era troppo giovane, troppo – innocente – per essere punta casualmente in quel modo.
E, accidenti, nonostante – ah! – avesse passato una notte con lei, non le aveva mai chiesto il suo nome. Probabilmente non l’avrebbe mai saputo - no, aspetta! L’aveva scritto nel primo pezzo di carta. La pagina del titolo, l’aveva chiamata lei.
Il cognome era scozzese o irlandese o qualcosa che non ricordava, ma il nome sì.
Era Bonnie.
Il dolce uccellino Bonnie, pensò Damon, facendo una svolta e volando nel verso opposto.
Che peccato che non l’avrebbe vista mai più.


FINE
 
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Nessie*Cri
view post Posted on 4/12/2009, 22:31




Senza parole
 
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´december
view post Posted on 4/12/2009, 23:02




OHHHHH MIO DIO! OOOOOH CRISTO!
IO AMO DAMON SALVATORE *-* e amo Bonnie (vi giuro, è esattamente così che io mi comporto ò.ò) e amo loro due insieme *-*
E questa storia è stupenda. Beh,dopo averla letta, non posso fare altro che credere che la Smith finirà per farli stare assieme. Sono due tasselli di un puzzle. LORO DEVONO stare insieme.
Viva Donnie *-*
 
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Marcie**
view post Posted on 5/12/2009, 12:39




Oh. Mio. Dio. *______*
è fantastico *_*
Loro sono fantastici unici assieme *_*
Grazie per averlo postato *_*
 
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view post Posted on 5/12/2009, 14:25

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CITAZIONE
Senza parole

Spero tu sia rimasta piacevolmente senza parole XD
CITAZIONE
Beh,dopo averla letta, non posso fare altro che credere che la Smith finirà per farli stare assieme.

Spero vivamente che tu abbia ragione e penso che se ha scritto un racconto del genere siamo sulla buona strada per vedere un bel finale 100% DONNIE!!! ^_^

CITAZIONE
Oh. Mio. Dio. *______*
è fantastico *_*
Loro sono fantastici unici assieme *_*
Grazie per averlo postato *_*

Prego cara, anche a me questo racconto è piaciuto moltissimo, non fa altro che rafforzare la mia idea che Damon e Bonnie siano perfetti insieme e poi lui nonostante non sapesse chi lei fosse l'ha difesa e non l'ha sfiorata con un "canino" (e ricordiamoci che in quel periodo lui era ancora un vampiro molto cattivo) :wub:
 
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view post Posted on 5/12/2009, 14:31
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CODICE
Lei stava preparando una scena drammatica, un ritratto per la tela. Uno avrebbe potuto pensare facilmente anche a dei nomi: La Fanciulla e il Vampiro; o, più poeticamente, L’Ultimo Tratto Verso la Luce.

oddio oddio oddio oddiooooooo XDXD con questa le Delena non bossono ribattere XD staranno insieme,è certo *___________________*
quanto adoro quel pezzo <333 l'ultimo tratto verso la luce *_* chi lo sa tradurre in inglese??XD
 
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view post Posted on 5/12/2009, 14:49

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CITAZIONE
l'ultimo tratto verso la luce *_* chi lo sa tradurre in inglese??XD

Nel racconto originale era scritto: The Last Reach Toward Light
 
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view post Posted on 5/12/2009, 14:50
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PARABATAI


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l'adoro <33 mamma che dolci che sonooo *__* dopo questa,se la Smith non li fa mettere insieme me la paga XD
 
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~Cris
view post Posted on 5/12/2009, 14:52




ODEA!!!!
è fantastico ç____ç <--- me commossa!
senza parole, è maglifico <3
grazie mille cara per la traduzione *w*
 
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view post Posted on 5/12/2009, 14:55

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Prego Cris figurati.
Sagi quoto quello che hai detto, se dopo After Hours e soprattutto dopo averli fatti baciare *_* anche in questo racconto, se alla fine non si mettono insieme pianto un casino XD
 
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Vampire_Inside.95
view post Posted on 5/12/2009, 19:39




ragazze è meraviglioso!!!! Damon è un porco troppo di luuuuuuuuuuuuuuusso!!!!!! Maria! E bonnie? Oh, Bonnie! Ti adoro sei la migliore di tutti i personaggi femminili del libro. Dire che Damon è il più sexy mi pare pure scontato, nè?
Sonia grazie per aver postato sei una grande!
 
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44 replies since 3/12/2009, 17:13   2684 views
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