Vampire_Inside.95 |
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| "E' lui!" disse. Oh beh, ecco cosa succede a sperare troppo... "Che hai Marvin?" chiese il grassone accanto a Damon. Stava per essere linciato. Un diversivo? "Marvin?" chiese. "Si mi chiamo così e allora?". "E' un nome ridicolo" rrispose Damon. "Ah si?" chiese marvin/nome ridicolo. "Fa pensare ad uno sfigato" scherzò il nostro bad-vampire. Il grassone scoppiò a ridere e Marvin lo attaccò dicendo "E tu che ridi? Ti chiami Rufus! E' un nome per scemi!". "Tu sei scemo" disse rufus a marvin. "No tu". Questi due inziarono a darsela di santa ragione ma come aveva previsto Damon, Rufus riuscì ad avere la meglio e spezzò il collo.
Damon se nè andato. Bonnie non riusciva a pensare ad altro. Elena accanto a lei. "Sapevo che c'era qualcosa che non andava. E ora sei qui, in lacrime nel tuo letto all'una di notte e non mi vuoi dire il perché. Questo Bonnie è assolutamente..." Elena non sapeva come completare la frase. Questo cos'era? la bionda non ne aveva idea ma Bonnie si! Era la sofferenza di una stupida stega che si era presa una stupida cotta per uno stupidissimo vampiro estremamente sexy. Ma una storia così stupida come poteva finire se non con la stupida strega che piange il suo stupido vampiro? Elena si sedette sul letto accanto a lei. "Bonnie, oh mia dolce Bonnie, per favore, dimmi che succede. Ci confidiamo tutto dalla prima elementare". "No..non posso dirti niente Elena. Ti prego, vai via. Non ti ho invitato io ad entrare". "Ti ho sentito piangere Bonnie. Piangevi nel sonno!". "Lo so ma era... un brutto incubo". "Non raccontare frottole sui tuoi incubi Bonnie. Sai che crediamo più a quelli che ai tuoi stati di trans". "Beh..". "Su avanti, parlamene..". "Io...". Bonnie voleva parlare con Elena. Sentirsi dire che era stata una stupida a credere alle parole di Damon. Ma poi almeno si sarebbe fatta consolare. Ma.. Un dolore lancinante le straziò il petto. Gettò un urlo tremendo che sembrò riecheggiare per tutta Fell's Church. "Stupida!" urlò ancora. La voce di Bonnie era trasformata. Ma non come quando Honoria Fell parlava per lei. Era una voce cupa e insieme a quel suono sis entiva riecheggiare il suono di mille sbattiti d'ali di corvi. Il profumo delle tombe putrescenti si sollevò sotto il naso di Elena. Si tirò via dal letto e potè tremare davanti agli occhi di Bonnie. Mille fimme che sapeva perfettamente appartenevano all'inferno, si spriginorano dai suoi occhi su tutto il corpo come fosse una seconda tremenda dolorosa pelle. "Non penserai davvero che questo corpo sia più della tua amichettA, vero? Illusa. Brucerai proprio come lei sta bruciando ora. Sai quanto sta soffrendo è come se dei cani a tre teste ti squarciassero da dentro! E tu farai la stessa fine!". "Oh, Bonnie! Cosa sei?!" chiese con un minimo di voce, la tremante e terrorizzata Elena. "Io? Forse non avete voluto ascoltare quei vampiri. Che tralaltro sono mie creature..." "No! Stai mentendo! Anche io sono vampira e non sono una tua creatura" riuscì a resistere mentre in silenzio pregava Dio. "Non cè bisogno di essere vampiri o uomini. Loro sono mie creature perché, credimi, fanno tutto ciò che ordino e uccidono e sacrificano tutto per me! Per questo loro hanno sentito che stavo arrivando a prendervi TUTTI!". "Sembri un orribile film horror di pessimo conto! Lascia la mia amica!" "Io sono il signore delle tenebre. Belzebù, Lucifero, Il signore di ogni sofferenza ed ogni dolore che regna su questo mondo! Ma tu puoi chiamarmi Satana!" "Mostro! Sparisci, lascia Bonnie!!" "Come osi parlarmi cosi?! Non sei altro che una sguarldrina! Io lo so, lo so cosa provi. Tutte le notti ti abbandoni ai piaceri terreni ma ancora ti rode dentro di aver fatto soffrire una persona.. Oh si. Posso sentirlo il tuo dolore e posso nutrirmene. Hai fatto una scelta un tempo. Ma ti penti perché sai anche tu, di aver inferto molto dolore! Non siamo così diversi infondo..." disse con voce accomodante. Elena stava per rispondere a tono. Sapeva perfettamente che si riferiva a Damon e a Stefan. Ma poi ricordò quello che aveva detto prima. Bonnie stava soffrendo. Così iniziò. Recitò il padre nostro e potè sentire le urla del demonio che cercava di resistere.
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